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Compie oggi 35 anni l’attaccante e capitano della Roma, miglior marcatore straniero in quasi cento anni di storia dei giallorossi.

Edin Dzeko in campo lo noti subito. Fa a sportellate, apre spazi per i compagni, è letale su ogni palla che passa. Forte di testa, possente di fisico, un bomber che in anni e anni di onorata carriera è andato a segno sempre, comunque e dovunque, trovando sempre il modo di eludere le marcature avversarie. Non ha sempre avuto la vita facile nella Capitale, ma è riuscito a rimanere stoicamente legato alla maglia, tanto da diventare il primo capitano non italiano della Roma dai tempi di Aldair, nel 1998. Roma è solo l’ultima parte di una carriera che lo ha visto protagonista in Inghilterra e in Germania, vincendo con squadre non abituate a farlo. Edin Dzeko, bosniaco musulmano, è nato a Sarajevo il 17 marzo del 1986. Ha avuto un’infanzia difficilissima: era solo un bambino quando le bombe hanno iniziato a sorvolare e a cadere sulla sua Bosnia. Ricorda lo stesso calciatore come il padre era sempre al fronte a combattere, e ai bambini non restava altro che nascondersi in qualunque luogo possibili per evitare i raid che tormentavano la zona. È cresciuto con la paura di perdere anche quel poco che aveva, per questo non si è mai lasciato andare a crisi di nervi su un campo da calcio, dopo tutto ciò che ha passato, non segnare per qualche partita non fa certo paura. Agli inizi della sua carriera calcistica era schierato come centrocampista, solo successivamente il suo metro e 93 di statura venne sfruttato più avanti, dove poteva far male agli avversari. Viene notato da Felix Magath durante i suoi trascorsi in Repubblica Ceca, al Teplice, e decide di portarlo in Bundesliga, dove vestirà la maglia del Wolfsburg nel 2007. I verdi non sono certo squadra da titolo, Dzeko è un semisconosciuto e chiude il suo primo anno con 8 gol messi a segno. Nel 2008-2009 accade l’incredibile: grazie ai 26 gol del bosniaco (36 totali in stagione!) e ai 28 di Grafite, compagno d’attacco brasiliano, il Wolfsburg vince il titolo per la prima, e per ora unica, volta nella sua storia, distanziando di due punti il Bayern Monaco. Un successo epocale per una squadra senza grossi nomi, a parte gli italiani Barzagli e Zaccardo, in cui Dzeko e Grafite si affermano come la coppia d’attacco più prolifica in una stagione della Bundes.

Mentre il brasiliano non farà molta strada, il nome del bomber dell’Est inizia a risuonare in tutta Europa. Dopo un altro buon anno e mezzo, viene acquistato dal ricco Manchester City, 35 milioni di euro per aggregarsi alla squadra di Roberto Mancini. Nella prima metà stagione si aggiudica la FA Cup, nella seconda fa ancora meglio. I Citizens non vincevano il titoli dal 1968, e nel 2012 non si poteva fallire l’obiettivo. Dzeko realizza una doppietta nello storico 6-1 allo United, ma soprattutto va in rete con quello che lui stesso definisce uno dei gol più importanti della sua carriera. All’ultima giornata, con il City bisognoso di una vittoria, sarà lui a siglare di testa il 2-2 al 91esimo contro il Qpr, bissato poco dopo da Aguero per il titolo, storico, dei blu. Vincerà di nuovo la Premier nel 2014, ma in generale segna meno che in Germania, chiuso anche dai tanti campioni della squadra. Nel 2015 approda alla Roma, che ne fa subito la sua punta di diamante. La prima stagione è oltremodo deludente, appena 8 gol per lui in Serie A, criticato non poco dai tifosi romanisti. L’anno seguente i giallorossi arrivano secondi con 87 punti, mai così tanti, e Dzeko ne mette a segno 29 in campionato, capocannoniere, e 39 in totale, la miglior prestazione di un giallorosso in stagione. Il bosniaco non riuscirà più a ripetere quell’exploit, attestandosi sulle 20 marcature di media, diventando però l’unico giocatore, insieme a Ronaldo, ad aver fatto almeno 50 gol in tre dei cinque campionati più importanti in Europa. Primatista di reti anche nella Nazionale bosniaca, non sta vivendo il suo momento migliore, a causa di una lite con Fonseca che ha indotto il tecnico portoghese a metterlo un po’ da parte. Ma il Cigno di Sarajevo, temprato dalle difficoltà, riuscirà a riprendersi anche questa volta.

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