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In attesa di prese di posizione più forti e universali da parte dell’UEFA, la Scozia ha deciso di prolungare lo stop del proprio campionato fino al 10 giugno: ecco tutti i dettagli

La Federcalcio scozzese ha deciso nella giornata di oggi, al termine di un una conference call con le varie parti in causa, di prolungare la sospensione delle attività sportive a causa dell’emergenza Coronavirus. Una presa di posizione forte e concordata in tutto e per tutto con il Governo: il CdA della FA scozzese, infatti, fa riferimento ad una lettera ricevuta dal ministro per la Salute pubblica, sport e benessere Joe FitzPatrick che avvertiva le varie organizzazioni sportive ad adottare misure cautelative per almeno 13 settimane oltre a sottolineare come sia fondamentale prendere precauzioni per mantenere alta l’attenzione per la salute pubblica. A tal proposito, è stato ribadito come siano vietate le concentrazioni di persone, che una partita di calcio, anche senza tifosi, porterebbe inevitabilmente a creare, tra giocatori, staff tecnico e medico, dirigenti e/o giornalisti.

Anche il presidente della FA, Rod Petrie, ha spiegato in maniera dettagliata quale siano state le motivazioni dietro al prolungamento dello stop dal 30 aprile al 10 giugno: “Il messaggio è molto chiaro. Le restrizioni del Governo per salvare vite umane devono essere rispettate e non vi è alcuna prospettiva di una rapida ripresa degli allenamenti, né tanto meno delle partite in Scozia per diverse settimane. La decisione di sospendere tutto il calcio almeno fino al 10 giugno ci permette di aiutare i club a garantire la sicurezza e il benessere di giocatori, dipendenti e tifosi, ma anche di adottare misure per mitigare i loro costi. Il calcio scozzese, poi, applaude tutti coloro che lavorano nel Sistema Sanitario Nazionale nella speranza che gli oneri a loro carico non diventino più pesanti della situazione attuale che è già al limite”. Parole chiare e messaggio diretto e concordato con il Governo: l’immagine dello sport scozzese ne esce in maniera positiva, dimostrando unità d’intenti non presente in altri paesi europei, ancora alla ricerca di accordi ben lungi dall’essere raggiunti.

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