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Forse la sfida meno chiacchierata di questi ottavi di finale di Champions League, quella tra Benfica e Ajax è una partita ricchissima di storia e che vedrà in campo alcuni sicuri futuri protagonisti del calcio europeo.

Entrambe le squadre infatti schierano giovani talenti su cui hanno posato gli occhi osservatori da tutti europa, ma allo stesso tempo sono squadre che hanno scritto pagine indelebile della storia della Coppa dei Campioni.

I precedenti

Dici Benfica-Ajax e non puoi non pensare alle epiche sfide tra fine anni ‘60 e primi anni ‘70 che hanno visto contrapposte due leggende come Johann Cruyff ed Eusebio.

Il primo incrocio si è verificato nel 1969, ai quarti di finale di Coppa dei Campioni, sfida che si è dovuta risolvere su tre gare: vittoria portoghese ad Amsterdam per 3-1 (in quella che è rimasta l’unica vittoria ottenuta contro gli olandesi), Ajax che si impone a Lisbona con lo stesso punteggio (doppietta e assist di Cruyff, che ottenne la consacrazione internazionale sul campo di Eusebio) e infine trionfo per 3-0 per la compagine di Rinus Michels sul neutro di Parigi nello spareggio.

Nel 1972 altra sfida, questa volta in semifinale, con gli olandesi vittoriosi ad Amsterdam per 1-0 e i portoghesi incapaci di sbloccare lo 0-0 nel ritorno a Lisbona, spianando all’Ajax la strada per la finale vinta contro l’Inter.

Molto più recente il doppio confronto ai gironi di Champions League del 2018, con l’Ajax (sulla cui panchina sedeva già Erik ten Hag) vittorioso ad Amsterdam grazie ad un gol di Mazraoui e il Benfica che a Lisbona si è visto rimontare il vantaggio di Jonas dal sinistro di Dusan Tadic, per l’1-1 finale.

Come sta il Benfica

Staccatissimo (12 punti) dal primo posto occupato dal Porto, il Benfica in campionato è reduce da un deludente pareggio in casa del Boavista, dopo aver chiuso il primo tempo in vantaggio per 2-0. 

Delusioni anche nelle coppe: sconfitta in finale di Coppa di Lega contro lo Sporting Lisbona a fine gennaio, eliminazione agli ottavi di Coppa del Portogallo per mano del Porto poco prima di Natale.

La Champions League è rimasto l’unico terreno dove provare a togliersi qualche soddisfazione. Arrivato alla competizione dopo aver superato Spartak Mosca e PSV Eindhoven nei turni preliminari, il Benfica si è qualificato arrivando secondo nel Girone E alle spalle del Bayern Monaco (contro il quale ha subito uno 0-4 in casa e un 5-2 in Germania) e davanti a Barcellona e Dinamo Kiev, contro le quali ha vinto in casa (3-0 con i catalani, 2-0 con gli ucraini) e pareggiato a reti inviolate in trasferta.

Come sta l’Ajax

In testa all’Eredivisie con 5 punti di vantaggio sul PSV Eindhoven, l’Ajax è reduce dalla vittoria di misura, ottenuta grazie ad un tap-in del difensore Jurrien Timber, sul campo del Willem II.

L’ultima sconfitta risale al 12 dicembre, 1-2 in casa contro l’AZ Alkmaar. Da allora solo successi sia in campionato che in Coppa dei Paesi Bassi, con ben 39 gol fatti e 1 solo subito (nello scontro scudetto vinto per 2-1 sul campo del PSV) in 10 partite.

Ma per quanto sia consueto vedere l’Ajax dominare in patria, quest’anno ha fatto registrare ottimi risultati anche in Europa: ha infatti superato il Girone C di Champions League a punteggio pieno, vincendo tutte le partite contro Sporting Lisbona, Besiktas e Borussia Dortmund, con un bilancio di 20 gol fatti e 5 subiti.

Come giocherà il Benfica

La squadra di Nelson Verissimo (allenatore che è subentrato a Jorge Jesus con l’anno nuovo) deve fare a meno di elementi importanti come Haris Seferovic, Rodrigo Pinho e Lucas Verissimo, tutti vittime di infortuni seri.

Sul 4-4-2 adottato dal tecnico portoghese occhi puntati sull’uruguaiano Darwin Nunez, autore di 3 gol in Champions League e 18 in campionato. Un solo centro per il suo compagno d’attacco, l’ucraino Roman Yaremchuk, che però è arrivato alla conclusione ben 12 volte nelle partite di girone.

A centrocampo operano normalmente il tedesco Julian Weigl e l’ex-interista Joao Mario, con gli altri due ex “italiani” Adel Taarabt e Soualiho Meité alternative. Come ali spazio a Everton Cebolinha sulla sinistra e Rafa Silva sulla destra.

In difesa, davanti alla porta del greco Odisseos Vlachodimos il duo tutto d’esperienza composto da Nicolas Otamendi e Jan Vertonghen, con lo spagnolo Alejandro Grimaldo a sinistra e il capitano Andreas Almeida a destra. L’austriaco ex-Inter Valentino Lazaro è un’opzione per un cambio in corsa sulla fascia destra, sia per la linea difensiva che per quella di centrocampo.

Come giocherà l’Ajax

Tradizionalmente schierata con un 4-3-3 che si trasforma agevolmente in 4-2-3-1 a seconda della posizione, mezzala o trequartista, di Steven Berghuis, l’Ajax pratica un calcio veloce e manovrato, come da tradizione della scuola olandese.

Come centravanti possono contare sul capocannoniere di questa edizione della Champions League, ovvero il francese naturalizzato ivoriano Sebastien Haller, autore di ben 10 gol nelle 6 partite di girone, tra cui la strepitosa cinquina messa a segno sul campo dello Sporting Lisbona.

Ai suoi fianchi il brasiliano Antony sulla destra, autore di 5 assist in Champions finora, e il veterano Dusan Tadic sulla sinistra, già in gol in casa del Benfica nel 2018.

A centrocampo, a proteggere le avanzate di Berghuis, trovano spazio Davy Klaassen e il giovanissimo Ryan Gravenberch, già oggetto del desiderio di molti top club europei.

In difesa trovano posto il giovane Jurrien Timber e Lisandro Martinez in mezzo, con l’esperto Daley Blind a sinistra e Nouassir Mazrauoi (decisivo nel doppio confronto del 2018) a destra. In porta, con il veterano Maarten Stekelenburg fuori per tutta la stagione, il titolare è Remko Pasveer, con il futuro interista André Onana reintegrato in rosa come vice.

Nonostante questa formazione base sia stata finora protagonista di una stagione praticamente ineccepibile, ten Hag deve fare fronte a numerosi infortuni, anche molto seri, degli altri componenti della rosa: oltre a Stekelenburg, sono fuori causa Brian Brobbey, Zakaria Labyad, Sean Klaiber e il neo-acquisto Mohamed Ihattaren, arrivato in prestito dalla Juventus dopo la conclusione dell’esperienza sampdoriana, in realtà mai apertasi davvero.