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Nel segno di Messias e nel segno del Diavolo.

Il Milan in 90 minuti ritrova la vittoria che in Champions League mancava da 7 anni e soprattutto riapre i giochi in ottica qualificazione. Tutto può ancora succedere per la seconda piazza, anche sé non dipenderà solo dal risultato della truppa di Pioli. Intanto però c’è vita e c’è speranza verso gli ultimi 90 minuti della fase a gironi.

Impresa da Milan che in Europa ha scritto pagine indelebili. E la storia assume contorni incredibili con la rete di Messias. Dai campionati UISP di calcio a 5, passando per la Serie D e fino alla rete che ha permesso al diavolo di abbattere l’Atletico Madrid. Roba da film verrebbe da dire.

Il successo del Milan appare meritato al Wanda Metropolitano: cuore, grinta, personalità, gioco e tanto dinamismo, contro una formazione che del dinamismo ha costruito la propria storia negli ultimi anni. I rossoneri risorgono lì (in realtà era il vecchio Vincente Calderon, ma cambia poco) dove l’epopea meneghina si era chiusa nell’Europa che conta nel 2014.

Sette anni dopo sembra essere una sorta di passaggio di testimone, con l’era del Cholo Simeone che pare verso il tramonto. Aggiungiamoci che nelle ultime 32 gare interne in competizioni continentali gli iberici avevano perso solo due volte e si capisce la pesantezza del successo rossonero.

Vediamo allora nel dettaglio i 90 minuti di Atletico – Milan.

Dove nasce il successo rossonero

Il Milan a Madrid scende in campo con un solo risultato a disposizione per tenere aperte le speranze di qualificazione: vincere. Pioli al netto delle assenze non modifica il copione della sua squadra e il 4-2-3-1 rossonero vedi Kalulu per Calabria, Romagnoli per Tomori, con Diaz largo a destra nel tridente alle spalle di Giroud, con Krunic nelle vesti di “dieci” e Alexis Saelemaekers spostato sulla sinistra.

Il Milan fin dalle prime battute mostra un atteggiamento non certo reverenziale, anche sé i rifornimenti a Giroud sono pochi e non sempre precisi. Il francese nella morsa della difesa a tre iberica gioca spesso spalle alla porta e lontano dai sedici metri. Un bel problema almeno sotto il profilo delle conclusioni pericolose. Il dato finale però dirà 14 tiri del diavolo contro i 6 dei madrileni.

Milan che prova ad imporre il suo gioco e dall’altra parte, sé in qualche modo il muro madrileno regge, dal punto di vista delle riparte Suarez e soci non lasciano traccia. Quelle ripartenze che sono il marchio di fabbrica del Cholismo. Merito di Tonali e Kessie che su ogni palla persa dai compagni non si abbassano, ma vanno ad aggredire alti. Lo dimostrano proprio i contrasti vinti 18 a 17, con Kjaer e Romagnoli che giganteggiano in difesa, aiutati adesso da Kalulu e ora da Theo Hernandez.

Milan bello pimpante insomma, con il 57% di possesso palla in uno stadio al completo e gremito di tifosi Colchoneros. I meneghini vanno al riposo senza rischiare molto, con una sola parata di Tatarusanu resa vana dall’offside. La sensazione che il gioco prodotto dai rossoneri non abbia poi portato ai risultati sperati a livello di conclusioni. Serve quindi osare di più nella ripresa, senza però concedere il fianco ai contropiedi avversari.

I cambi di Pioli fanno la differenza

Lo sa bene Stefano Pioli che al 65′ fa ben 4 cambi e poco dopo completa il pacchetto con l’ingresso di Bennacer. L’algerino da qualità alla mediana, con Bakayoko che mette centimetri in mezzo al campo e si divora dopo poco una colossale palla gol.

Ibra diventa lo spauracchio della difesa madrilena e i meneghini iniziano a stazionare maggiormente nell’area avversaria. Il vero cambio di passo però il Diavolo lo ottiene sulla catena di destra, con la freschezza di Florenzi e l’ingresso del guizzante Messias che in pochi minuti guadagna una serie di punizioni.

Dall’altra parte anche Simone prova a cambiare le carte in tavolo: fuori uno spento Suarez e l’impalpabile Griezmann, con Correa che prova a spaventare la difesa milanista. Ma i cambi di Pioli sono quelli decisivi. Ibra e Bakayoko danno fisicità alla squadra e nel gioco aereo il Milan prende il sopravvento con 22 duelli aerei vinti contro 15.

Non solo, ma l’ingresso dell’ex Chelsea permette a Kessie di avere maggior licenza per avanzare a ridosso delle punte e lo stesso vale per Theo Hernandenz sul binario di sinistra, complice Florenzi che diventa un terzo centrale aggiunto, ogni qualvolta il francese macina metri sulla parte opposta aiutato dall’instancabile Saelemaekers.

Più passano i minuti e più il Milan trova lucidità al cospetto di un atletico nervoso come non mai. A suggellare quanto detto ci penso i dati dei passaggi realizzati con precisione: 85 a 77 per i rossoneri, con appena 10 contrasti subiti contro i 15 degli iberici. Infine, i falli commessi confermano Ibra e compagni molto più reattivi: 14 fatti e 20 subiti.

La pressione rossonera trova ad una manciata dalla fine i suoi frutti: Theo dalla sinistra innesca l’ennesima discesa palla al piede, Kessie che gioca alle spalle di Ibra manda in tilt la difesa biancorossa con un taglio dal centro verso la sinistra, per poi piazzare il cross che Messias trasforma nella rete della vittoria. Il brasiliano si infila fra centrale e terzino sinistro, rubando il tempo ad entrambi.

Apoteosi in casa rossonera. Il gol del riscatto di un giocatore che si è affacciato tardi sul palcoscenico del grande calcio e dall’altra tre punti che tengono vive le speranze di qualificazione.

Serve un’altra impresa contro il Liverpool negli ultimi 90 minuti. I reds di sicuro non regaleranno niente e lo hanno dimostrato anche contro il Porto: Klopp pur lanciando in campo seconde e terze linee complica i piani dei lusitani con un secco 2-0.

Inglesi a punteggio pieno con 15 punti, Porto secondo con 5, con il Milan terzo assieme all’Atletico a 4, ma la differenza reti sorride per ora alla formazione di Stefano Pioli.

Dunque serve la vittoria contro il Liverpool e in contemporanea un mancato successo del Porto contro l’Atletico, per quella che sarebbe una miracolosa qualificazione agli ottavi.