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Non manca tantissimo allo start della nuova stagione NBA, visto che la prima palla a due verrà alzata nella notte italiana tra il 19 e il 20 ottobre con un paio di partite che potrebbero fin da subito dare alcune indicazioni per la lotta al vertice della Regular Season.

A Ovest si parte con i Warriors contro i Lakers, mentre a Est saranno le due squadre favorite per raggiungere le Finals, Nets e Bucks, a dare inizio alle ostilità.

Proviamo a fare il punto della situazione quando manca ormai poco meno di un mese allo start, partendo dalla Eastern Conference.

Lotta a due nella Eastern Conference?

Per dare un giudizio globale su ciò che potrebbe accadere a Est, è necessario capire a fondo chi si è mosso meglio durante la Off Season e, ad un primo sguardo superficiale, le squadre che partono coi favori del pronostico, sembrano essere le stesse della scorsa stagione, soprattutto dal momento in cui i Nets hanno costruito un terzetto da sogno che, alla resa dei conti, avrà alle spalle un anno in più vissuto insieme.

Il problema nasce dal fatto che i mormorii più fastidiosi arrivano dalla situazione di Irving, non esattamente il giocatore più gestibile della Lega.

È stato proprio l’entourage della guardia nativa di Melbourne a mettere le cose in chiaro a tutti: “se esiste una trade che mi riguarda, io dico addio al basket giocato“. I colpi di testa di Irving non sono una novità e lui è solito far seguire i fatti alle parole.

La verità è che le due squadre che hanno conquistato il maggior numero di vittorie nella passata stagione, 76ers, Buck e Nets, appunto, sono in procinto di ripetere lo stesso percorso anche durante quella che sta per iniziare. Ma con due nette favorite.

Scrollatosi di dosso la nomea di eterno secondo e, diremo da noi, di “bello che non balla“, Giannis Antetokounmpo ha ripreso ad allenarsi con la sua solita fame di vittorie e quello è un punto cardine da cui non si può non partire.

Le due stagioni precedenti a quella del titolo, sono state un calvario finale per la stella greca, che si è dovuto fermare, o ha dovuto rallentare, sempre sul più bello. Anche quest’anno i nefasti Dei del basket hanno provato a remargli contro, ma questa volta lui è stato semplicemente più forte di tutto e tutti.

Il supporting cast di Giannino è rimasto sostanzialmente lo stesso e non sono soprattutto partiti i suoi due valvassini preferiti, Jrue Holiday, vero e proprio cuore pulsante della squadra in entrambe le parti del campo, e Khris Middleton.

Non è difficile pronosticare un testa a testa tra queste due squadre, ma sarà curioso capire come esse arriveranno agli appuntamenti decisivi di fine stagione, quando ci sarà da misurarsi con i “true colors” della stagione, i Play Off.

Philadelphia sull’orlo di una crisi di nervi

Che i 76ers non siano storicamente una franchigia di facile gestione, lo si sa almeno da quando Colangelo provava a rimettere ordine in un roster che, con una buona dose di sfortuna, chiamava le prime scelte ai draft e regolarmente queste si rompevano affiancando al loro nome un poco simpatico status di “Out of Season“.

Adesso i problemi sembrano essere di altra natura e si possono racchiudere tutti all’interno dell’uomo australiano, gioia e dolore degli ultimi anni targati Sixers, Ben Simmons.

La situazione stagna ormai da settimane, forse da mesi, se a tutti i problemi del playmaker, si aggiunge il rapporto difficile con il nuovo coach arrivato all’inizio della passata stagione, Doc Rivers.

Ci sono una marea di situazioni avverse che ostacolano una buona transazione commerciale riguardante il 25, a partire dal suo contratto piuttosto alto che rende difficilissimi i margini di trattativa con le top squadre NBA che non possono permettersi ulteriori investimenti salariali.

Per quelle che hanno meno appeal, invece, come ad esempio i Sacramento Kings, Simmons può essere un prospetto interessante, ma poco hanno da offrire come contropartita se vogliono costruire intorno a lui una squadra credibile e, soprattutto, necessitano di tenere un uomo franchigia per tanto tempo e Simmons non è certo il giocatore su cui si può fare questo tipo di affidamento. Per questo è poco sorprendente il fatto che, mentre scriviamo, il buon Ben sia ancora a Philadelphia.

Il resto sà un pochino di stantìo, se così dovessero rimanere le cose. Per mirare in alto, Embiid dovrebbe quanto meno ripetere gli straordinari numeri della passata stagione, che lo hanno portato, tra le altre cose, ad affrontare la semifinale di Conference contro Atlanta in condizioni fisiche pietose.

Consola il nuovo arrivo di Andre Drummond, ma non è certamente sufficiente se il “Simmons Affaire” non si risolvesse al più presto.

Le possibili sorprese

Miami appare la squadra che, con Chicago, si è mossa meglio durante la off season.

Sono arrivate per gli Heat le firme di Kyle Lowry e P.J. Tucker, due giocatori che per definizione possono essere annoverati tra i quelli che entrerebbero di diritto a fare parte delle cultura Heat.

L’estensione contrattuale della prima stella Jimmy Butler, esageratamente deludente durante la passata stagione e la presenza fisica e spirituale di uno come Bam Adebayo, sono senza dubbio un connubio esplosivo che può inseriere gli Heat tra le sorprese della regular season.

Poi ci sono gli Atlanta Hawks del più che rampante Trae Young, anche lui accontentato attraverso un’estensione del contratto, al pari di quella di Clint Capela. Una delle squadre più giovani del torneo, che l’anno scorso si arrese solo in finale di Conference contro lo schiacciasassi greco.

Rifirmato Collins, la squadra troverà più profondità nelle rotazioni, grazie all’arrivo di Gorgui Dieng e Delon Wright.

Dopo una miriade di stagioni durante le quali i Celtics l’hanno spiegata al mondo quando si è trattato di rimanere coi piedi per terra e di incentrare tutto sulla solidità, la prossima regular season verrà affrontata con un head coach appena firmato, l’ex assistente ai Nets Ime Udoka.

Gli innesti Al Horford, Josh Richardson e Dennis Schroder, dimostreranno qualcosa di diverso anche in campo.

Bulls e Knicks un gradino sotto

Chiudiamo con i già citati Chicago Bulls e i New York Knicks.

A New York sperano di rivivere una stagione come quella precedente, magari evitando una post season un po’ deludente, durante la quale la bocca di fuoco più esplosiva, Julius Randle, si è improvvisamente fermata sul più bello.

A dare man forte ad uno dei giocatori più migliorati nello scorso anno, ci saranno Kemba Walker, arrivato da Boston ed Evan Fournier, entrambi arrivati nella Città della Mela, per aumentare il peso specifico sul perimetro.

Ottime le operazioni in entrata di Chicago, che ha inserito nel roster due giocatori fondamentali come Lonzo Ball e Demar DeRozan, sui quali è impossibile non fare affidamento.

La stella della squadra rimane Zach Lavine e con questo supporting cast davvero d’eccezione, Chicago potrebbe far parlare di sè nella prossima stagione, visto che anche nei pressi del ferro, la conferma di Nikola Vucevic, dà estreme garanzie.