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Nato il 28 marzo del 1985, lo “sceriffo del Nebraska” ha lasciato il segno indelebile del suo passaggio nella Serie A italiana con la maglia della Pallacanestro Milano

«Chuck Jura, vero ragazzo del Nebraska in Italia come diceva il dottor Blini abitava in fondo alla strada degli imperativi categorici: Turate, Mozzate, Carbonate, Abbiate. Uno dei più forti giocatori mai visti in Italia: gambe corte in proporzione all’altezza, movimenti perfetti, nonostante la magrezza una forza fisica spaventosa». L’indimenticato coach Dido Guerrieri parlò così dello “Sceriffo” a Stefano Olivari e Giorgio Specchia, gli autori dello splendido: “L’Altra Milano – Dall’oratorio a Jura, la generazione della pallacanestro”. Oggi, 28 marzo, quel ragazzo del Nebraska compie 70 anni, l’occasione giusta per ricordare un giocatore che nell’Italia della palla a spicchi ha lasciato il segno. Soprattutto, come detto, nella “altra Milano”, ovvero la Pallacanestro Milano 1958 che nei suoi anni mitici ha calcato i palcoscenici della Serie A, divenendo, in città, l’unica vera rivale dell’altrettanto gloriosa Olimpia.

Nato a Columbus nel 1950, Charles Jura, 206 centimetri di talento cristallino, comincia a farsi conoscere nei campionati studenteschi americani. Siamo alla fine degli anni Sessanta, il 1969 appunto, e lo “Sceriffo” (gli venne appioppato questo soprannome in riferimento alla professione esercitata dal padre) con vestita addosso la maglia dell’Università del Nebraska. Impegnato nella Big Eight Conference completa tre anni con cifre decisamente positive: 1255 punti in 77 partite giocate, il 55% nel tiro da due (500/910) e il 60 ai tiri liberi (257/427) oltre a 740 rimbalzi messi nel carniere. Numeri che non lasciano indifferenti il mondo della NBA: i Chicago Bulls lo chiamano al terzo draft nel 1972. In quello stesso anno, dopo non aver trovato spazio nella franchigia americana, arriva in Italia. Ad assicurarsene le prestazioni è la Pallacanestro Milano, sponsorizzata Mobilquattro, che lo fa esordire nel campionato di Serie A 1972-1973. Chuck Jura entra subito nel cuore della gente. Il ragazzo americano si prende sulle spalle la squadra e tanto indomito coraggio fa presa sui tifosi che si spellano le mani ogni volta che lui entra in campo, a prescindere dai risultati della squadra che, comunque, soprattutto grazie a lui dal 1975 al 1978 in classifica arriverà davanti ai cugini dell’Olimpia. Chuck Jura non mette in campo solo coraggio. Il suo talento è cristallino e non perde occasione di metterlo in mostra. Gli spalti del Palalido sono stracolmi quando gioca Chuck che nel 1974, al cospetto della Sinudyne Virtus Bologna segna 52 punti. L’anno dopo, contro la Scavolini Pesaro, piazza un canestro da oltre venti metri a fil di sirena regalando la vittoria ai suoi. Un giocatore immarcabile, come scrisse, qualche anno dopo, il grande Dino Meneghin nel suo libro “Passi da gigante” scritto con con Flavio Vanetti: «Lottare con uno come Jura era una fatica tremenda. Chuck vantava un formidabile palleggio arresto e tiro. Era mobilissimo ed era pure mancino e aveva la caratteristica di tirare buttandosi indietro per evitare la stoppata».

Chuck Jura diventa una delle stelle di prima grandezza della Serie A Italiana. Per tre campionati consecutivi si laurea miglior marcatore del massimo campionato italiano: con 1198 punti nella stagione 1975-1976, con 1052 punti l’anno successivo e con 997 punti nella terza incoronazione consecutiva. Restò a Milano sino alla fine del campionato 1978-1979, tenendo, praticamente da solo, la squadra meneghina ai vertici della pallacanestro italiana. Nell’estate del 1979, Chuck Jura interruppe la parentesi italiana per trasferirsi alla Federale Lugano. Si narra che in quel periodo molti tifosi della Pallacanestro Milano organizzarono trasferte in Canton Ticino per seguire le imprese del loro idolo.

Nel 1980 tornò in Italia: Milano cercò sino all’ultimo di riprenderlo ma alla fine il centro americano scelse Mestre che portò dapprima alla promozione in Serie A1 e poi ad una miracolosa salvezza. Resta una delle partite da incorniciare quella che lo vide segnare 35 punti in 35 minuti a Varese. Nel 1982 arriva a Bergamo e trascina la squadra alla promozione. Poi va a Roma e, approdato a Livorno, non iniziò il campionato tornandosene anzi tempo negli States. Lo “sceriffo del Nebraska” saluta la pallacanestro italiana dopo aver segnato 9799 punti in tredici stagioni. Chiusa la carriera, Chuck Jura ha continuato a togliersi delle belle soddisfazioni, vedi il titolo mondiale Over 50 vinto con la nazionale americana. Il regalo più bello lo riceve qualche anno dopo dalla “sua” Pallacanestro Milano che ritira la maglia numero 11 in onore di un grande, indimenticabile campione.

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