Vai al contenuto

La storia recente della Torino del basket è stata parecchio altalenante, ma suggellata dalla vittoria della Coppa Italia – unica nella storia del club – della stagione 2017-18.

Una storia bella e impossibile, di quelle che hanno entusiasmato un’intera piazza ma che, similarmente a quanto raccontato precedentemente sulla Mens Sana Siena, hanno – in questo caso dopo pochissimo – lasciato cenere e macerie, facendo vivere ai tifosi in pochi anni momenti incredibili e, appena dopo, delusioni tremende.

Dopo essere rinata sotto il nome di Auxilium in seguito alla promozione della PMS in Serie A al termine della stagione 2014-15 – il cui titolo sportivo è stato rilevato -, la prima stagione nel massimo campionato fu assai deludente: resa difficile dall’esonero di Luca Bechi a dicembre, e da una serie di infortuni e continui cambi di giocatori, che portarono a una difficile salvezza all’ultima giornata.

La breve, ma vincente, epopea Fiat

L’anno successivo Fiat, più storico marchio torinese esistente, decise di mettere il proprio nome sulle maglie della squadra, e qualcosa di magico accadde. La stagione 2016-17, sotto la guida di Francesco Vitucci – che avevo sostituito l’esonerato Bechi – si chiuse con una salvezza tranquilla, ma la squadra cominciava ad avere una struttura più stabile, così come la società… o almeno, così sembrava.

Fu l’anno successivo quello sconvolgente. L’arrivo in panchina di Luca Banchi regalò una prima parte di stagione pazzesca, ma le incomprensioni con la società portarono il tecnico a rassegnare le dimissioni a gennaio. Arrivò allora l’esperto Carlo Recalcati, che a sua volta dopo una serie di cinque sconfitte in sei partite di dimise lasciando la panchina all’allora vice, Paolo Galbiati. Scelta, questa, che cambiò il destino di quell’annata. Febbraio era alle porte, così come la Coppa Italia, disputata a Firenze.

Dopo aver battuto la Reyer 72-60 ai quarti di finale con grande autorità, la Fiat superò anche la Vanoli Cremona in semifinale (92-87), trovandosi di fronte la Germani Brescia nella finalissima, favorita in quella occasione. Gara punto a punto, quasi sempre a inseguire, decisa nel finale da un contropiede di Vujacic, che chiuse il match 69-67 regalando a Torino un successo inatteso e sorprendente, aggiungendo alla bacheca della società un trofeo che mancava dal 1977, anno del trionfo in Coppa Korac.

In quei giorni toscani, giocatori che finirono poi con l’essere solo meteore, performarono oltre le aspettative, raggiungendo un successo insperato. Guidati in panchina da un esordiente che sapeva il fatto suo e in campo da Peppe Poeta, allora re degli assist in serie A, dalle giocate di Vujacic e, soprattutto in finale, da Vander Blue (eletto MVP della competizione), quella squadra raggiunse un successo mitologico, per poi sparire.

Tutto si volatilizzò

La stagione 2018 terminò con la qualificazione ai playoff, mentre l’anno successivo partì subito con uno scossone. In panchina arrivò Larry Brown, leggenda del basket americano, che però in Italia non funzionò molto. Il roster venne nuovamente rivoluzionato, confermando solo Poeta e Okeke. Cambiò anche il palazzo di gioco, con lo spostamento al Palavela, più nuovo e funzionale rispetto al classico PalaRuffini. Ma dopo un promettente inizio di stagione, con la finale di Supercoppa italiana raggiunta e persa contro l’Olimpia Milano, i pessimi risultati in campionato (4-9) portarono a fine dicembre al sollevato dall’incarico per Larry Brown, con squadra affidata nuovamente al “salvatore”, Paolo Galbiati.

Il coach, ancora una volta, riuscì nel suo obiettivo: salvare la squadra sul campo. Ma ciò non basto a cambiare il corso degli eventi, che di lì a poco avrebbero fatto scomparire nuovamente la realtà torinese dal grande basket. Il club venne penalizzato di 8 punti, retrocedendo in A2 per gravi inadempienze finanziarie, causate da mancati pagamenti Inps e Irpef. Nel maggio 2019, presso il Tribunale di Torino, fu presentata l’istanza di fallimento con nomina di un curatore fallimentare e il 17 giugno fu dichiarato il fallimento della società. La fine un’epoca molto breve, ma che in 4 anni vide passare da Torino giocatori e allenatori che mai in città avrebbero pensato di vedere, con quella vittoria in Coppa Italia che resta negli annali come un miracolo sportivo.

Torino oggi

Il presente parla di una nuova società, rinata già nell’estate 2019 grazie a Stefano Sardara, presidente della Dinamo Sassari, che tramite il proprio sponsor Reale Mutua, presentò il progetto per la rinascita del basket a Torino, spostando il titolo di A2 appartenente alla Dinamo Academy Cagliari (società satellite della sua Sassari) nel capoluogo piemontese. Fu la salvezza per il basket sotto la Mole, che dalla stagione 19-20 cerca di tornare in Serie A, riuscendo a darsi una continuità e una solidità che, negli anni precedenti, era decisamente mancata.