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Da pochi giorni, in Italia, sono stati riaperti campetti e calcetti per qualsiasi sport di contatto a livello amatoriale. Perché non ricominciare anche con gli sport a livello giovanile con le rispettive società?

A più di un anno di distanza dall’inizio della pandemia, convivere con il virus risulta più complicato di quanto ci si aspettava: dal turismo, alla ristorazione molti settori hanno risentito di tutti questi blocchi forzati, ma necessari, così come lo sport. Nonostante una timida ripartenza tra settembre e ottobre, è da tanto tempo che non si gioca una partita con la propria squadra valida per i campionati di tutte le giovanili. Le società si stanno impegnando ad attenersi a tutti i protocolli che sono stati deliberati dal governo al fine di poter ricominciare in sicurezza ma, tutte queste raccomandazioni perdono di importanza nel momento in cui, come sta accadendo in questi giorni, vengono riaperti campi sportivi al pubblico dove è possibile organizzare partitelle con gli amici o fare un 3vs3 al campetto del proprio paese con degli sconosciuti: in questa situazione garantire la sicurezza non è più una cosa scontata. È ormai da troppo tempo che non vengono più giocate partite tra le giovanili della propria zona: dopo la sospensione e il cancellamento dei campionati lo scorso anno, questa stagione non è nemmeno cominciata; solo ai professionisti è stata concessa (giustamente) la possibilità di poter disputare l’annata a porte chiuse. Questa scelta non è stata criticata anzi, è stato forse uno dei primi passi fondamentali per poter tornare ad una realtà che ormai manca da diversi mesi. Indubbiamente, al giorno d’oggi, lo sport non è l’argomento all’ordine del giorno, però è giusto poter dare, con le giuste precauzioni, momenti di svago e spensieratezza che stanno mancando nell’ultimo periodo.

Al contrario, è stata gestita la situazione sport amatoriale e giovanile in maniera poco chiara e, da un lato, contraddittoria: perché poter organizzare partitelle con gli amici all’aperto e, invece, bloccare qualsiasi sport di contatto di tutte le categorie giovanili? Non ci sono molte spiegazioni a riguardo: oltretutto una società sportiva garantirebbe una sicurezza maggiore dato che ci si è attrezzati per fare un tampone rapido prima di poter entrare in palestra o in qualsiasi campo comunale; se da un lato la scelta più giusta è quella di bloccare tutto il sistema sportivo giovanile, dall’altro dovrebbe essere vietato, allo stesso tempo, poter giocare a calcetto o al campetto con gli amici che, magari, sono gli stessi con i quali condividi lo stesso spogliatoio nella stessa squadra. L’opportunità data dal governo ti poter praticare sport di contatto all’aperto può essere vista anche come un aiuto per poter riavvicinare i ragazzi ad una realtà che è svanita nel febbraio scorso e poter riaccendere in loro i sani principi dello sport: dando questa possibilità, però, oltre ad avere il buonsenso, è necessario attenersi a regole per far sì che la situazione possa rimanere stabile; intanto, le società stanno ferme a guardare ed aspettare nella speranza di poter rientrare ad essere parte integrante, nel piccolo, nella società e nella vita di ogni ragazzo. Lo sport amatoriale è una buona soluzione ma non andrà mai a sostituire quello che le società sportive offrono in termini di qualità e di sicurezza che garantiscono al ragazzo di poter crescere a livello tecnico ma, soprattutto a livello umano in un gruppo di coetanei che giocano per lo stesso obiettivo.

Foto: GettyImages

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