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Per la prima volta nella storia, si assegneranno 12 titoli Olimpici nella scherma. L’Italia è vicina a qualificarsi in tutte le armi.

A Tokyo si fa la storia della scherma alle Olimpiadi e l’Italia ha voglia di prendervi parte al gran completo: mai, prima dell’edizione giapponese, infatti, si erano assegnate 12 titoli nello sport che da sempre è una delle colonne dell’Olimpiade. Un percorso fatto per gradi, dalla presenza delle sole gare maschili all’introduzione graduale di quelle femminili: nel 1924 il fioretto, nel 1996 la spada, nel 2004 la sciabola. E poi, proprio a partire dal 1996, l’odiato sistema della rotazione delle armi, che a turno prevedeva l’esclusione di una prova a squadre al femminile e una al maschile. Quindi l’abbattimento dell’ultimo grande muro a mandare in soffitta un provvedimento che aveva unito tutti nel malcontento e dare il via libera al tanto agognato programma completo, con in palio sei titoli individuali e altrettanti a squadre.

Una ghiotta occasione, quindi, per la scherma italiana di confermarsi come lo sport più ricco di medaglie in seno al Coni. E una prima parte della missione, l’Italia l’ha quasi portata a termine: ovvero quella di qualificare tutte le squadre alle rispettive prove. All’appello mancano soltanto la sciabola maschile, ormai veramente a un passo e che già nel fine settimana nella tappa di Coppa del Mondo in Lussemburgo potrebbe mettere il timbro sul biglietto in direzione Giappone, e la sciabola femminile, che pur dovendo lottare fino all’ultimo, è comunque al momento in buona posizione. Pratica già archiviata invece tanto per le squadre di fioretto quanto per quelle di spada.

Con la qualificazione delle fiorettiste, ennesima reincarnazione di un “Dream Team” che domina la scena da oltre vent’anni, che di fatto e stata poco più che una formalità vista l’enorme forbice che separa Italia e Russia dal resto della concorrenza, e quella dei fiorettisti mai in dubbio, più significativa sotto molti aspetti è stata quella delle due squadre di spada: per le ragazze, una meravigliosa rivincita dopo la delusione della mancata partecipazione a Rio, per i ragazzi la conferma di essere un grande gruppo pronto a volare in Giappone a difendere l’argento vinto in Brasile.

Per entrare nella storia, però serve fare medaglie e il compito che attende gli schermidori azzurri è tutt’altro che facile: accanto alle rivali di mille battaglie come Francia e Russia, con quest’ultima che deve anche fare i conti con la spada di Damocle del bando dalle competizioni Olimpiche, sono sorte con gli anni tante nuove scuole in grado di fare la voce grossa e arrivare a giocarsi le loro chance di vittoria. E quindi ecco farsi strada gli Stati Uniti, le potenze asiatiche come Cina, Hong Kong e Corea del Sud, nuove realtà Europee e finanche africane, come dimostrano le medaglie vinte dall’egiziano Abouelkassem a Londra 2012 (argento nel fioretto maschile) e dalla tunisina Ines Boubakri a Rio 2016 (fioretto femminile).

Come antidoto, l’Italia può pescare in un ricco mazzo di atleti plurititolati in tutte le discipline, gente esperta che ha in bacheca vittorie Mondiali e Olimpiche. Da Elisa Di Francisca – oro a Londra e argento a Rio – nel fioretto femminile all’eterno Aldo Montano, a caccia della sua quinta partecipazione Olimpica nella sciabola maschile. E ancora, la voglia di rivalsa di Arianna Errigo, a caccia di quell’oro diventato quasi un’ossessione, Rossella Fiamingo e Mara Navarria; il momento magico di Alessio Foconi, approdato tardi ai piani alti della classifica ma mai più sceso da lassù; Daniele Garozzo che difende il titolo conquistato in Brasile nel fioretto maschile.

Testa e abitudine alla vittoria che possono essere alleati vitali in una gara particolare come quella Olimpica: paradossalmente più facile rispetto a un Mondiale ma dove la pressione aumenta a livello esponenziale al punto che anche i più forti Campioni hanno spesso mancato l’appuntamento con la gloria a Cinque Cerchi perché traditi dalla testa. Con buona pace di pronostici e discorsi della vigilia e con la sorpresa che invece può essere sempre dietro l’angolo. In questi casi non si può fare altro che presentarsi alla gara al meglio della propria forma e pregare perché gli Dei della scherma guardino verso il basso sperando di essere il loro prescelto.

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