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The Baccarat Machine: questo il titolo (preso in prestito dall’articolo di Michael Kaplan apparso su Cigar Aficionado nel 2017) del film incentrato sulla vicenda che ha coinvolto la star mondiale del poker, Phil Ivey, e la gambler Cheung Yin “Kelly” Sun in una truffa milionaria ai danni dei casinò Crockford (UK) e Borgata (NJ – USA).

O perlomeno questo è il titolo dello script che Andy Bellin, regista e sceneggiatore, sta sviluppando in questi ultimi mesi, perché dove e quando verrà realizzata la “pellicola” ancora non è dato sapere. In compenso, è già certo che nel ruolo di “Kelly” Sun ci sarà Nora “Awkwafina” Lum, già protagonista dell’acclamato The Farewell, di Crazy Rich Asians (altro film che strizza l’occhio a poker e teoria dei giochi), di Ocean’s 8 e Jumanji: The Next Level.

La 31enne newyorkese sarebbe infatti l’attrice perfetta per dare non solo corpo ma soprattutto anima alla gambler, grazie ad un innato sense of humor e una spontanea genuinità, secondo quanto dichiarato dai produttori esecutivi dell’azienda che finanzierà il film, SK Global.

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Nora “Awkwafina” Lum. Foto PokerNews

Ma veniamo alla vicenda reale dalla quale la storia prende spunto. Nel 2012 il Tiger Woods del poker e Cheung Yin Sun iniziano una collaborazione per vincere quanti più soldi possibile con il baccarat, sfruttando una tecnica perfezionata dalla gambler cinese, cioè l’ “edge sorting“.

In sostanza, il “trucco” si basa sulla possibilità di distinguere i punti alti da quelli bassi sfruttando le differenze nel disegno sul dorso delle carte, quando queste non vengono disposte nella stessa direzione all’interno del mazzo. Per ottenere lo scopo, il giocatore prima dell’inizio della sessione chiede al dealer di mostrargli tutte le carte alte come segno di “buon auspicio”, disponendole sul tavolo face-up e in modo tale che una volta riposizionate nel mazzo le carte siano capovolte di 180° rispetto alle altre. Naturalmente il dealer non è obbligato a farlo ma, di fronte a clienti danarosi e pronti a perdere grosse cifre, dire di no diventa difficile. Altro requisito fondamentale è che il mazzo non sia rimescolato manualmente, ma da uno “shuffler” automatico.

Con questa tecnica già sperimentata in passato nei casinò cinesi, “Kelly” avvicina Ivey a Las Vegas, perché ha bisogno di un partner che non desti sospetti. La gambler professionista, infatti, ha alle spalle già un arresto per cambiali non coperte e non è persona gradita in alcuni case da gioco USA. I due iniziano ad operare come una macchina perfettamente rodata, The Baccarat Machine appunto, e vincono nel giro di un anno qualcosa come 20 milioni di dollari. Ma esagerare non è mai un bene e quando in un’unica sessione Ivey e Yin Sun vincono 12 milioni al Crockford di Londra, il casinò si rifiuta di pagare sospettando la truffa.

I due non intendono rinunciare alla vincite e portano la casa da gioco in tribunale. Una mossa non troppo azzeccata, perché sveglia l’attenzione dei media e con essa quella di altri casinò truffati, il Borgata in primis.

Morale: nel 2017 la Corte Suprema britannica dà ragione al Crockford, seguita nel 2018 da una sentenza della Corte del New Jersey che obbliga i due alla restituzione di 10 milioni di dollari al Borgata.

Game over per i due, soprattutto per la giocatrice cinese che nel frattempo prende le distanze da Ivey. Un po’ meno per quest’ultimo, tuttora nei guai con il sistema giudiziario americano che ha già provveduto a confiscargli una parte delle vincite ottenute di recente al tavolo da poker e cerca in tutti i modi di mettere le mani sulle sue proprietà.

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Phil Ivey. Foto PokerNews

Secondo quanto dichiarato dallo sceneggiatore, nonostante la trama del film segua da vicino il mondo del gambling high-stakes, un po’ sulla scia del successo ottenuto da Molly’s Game (scritto e diretto dal premio Oscar Aaron Sorkin e intepretato da Jessica Chastain), la vera protagonista del racconto è Yin Sun e il suo desiderio di revanche nei confronti di una società – cioè lo stato comunista cinese – che ha spogliato la sua famiglia di tutte le ricchezze, costringendola a crescere in povertà.

Nell’articolo del 2017 Kelly ha infatti confessato a Kaplan: “Non ho mai voluto diventare famosa, sono una persona silenziosa e riservata, non ho nulla da dire se non che l’unico mio desiderio è vincere al casinò”.

 

Foto principale: Phil Ivey e Cheung Yin “Kelly” Sun (by Assopoker.com)

 

 

 

 

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