C’è chiaramente un prima e un dopo Juventus Stadium per l’Inter di Christian Chivu. Senza lasciarsi andare a facili entusiasmi, tanto veloci a essere montati quanto più ad essere demoliti, è evidente come la squadra allenata dal rumeno, alla prima vera esperienza di allenatore di un club importante dopo l’anno a Parma (stagione 24/25), abbia cambiato marcia dopo aver perso 4-3 a Torino contro la Juventus.
Tralasciando i risultati, che pure qualcosa vorranno dire – e nello specifico, tutte vittorie dopo quella sconfitta –, ciò che colpisce dell’Inter è la sua propensione al sacrificio, quella ritrovata solidità di squadra che era mancata nelle prime giornate, ancora caratterizzate dall’adattamento al nuovo allenatore.
Non a caso allora dopo l’ultima vittoria contro la Roma all’Olimpico, che ha rilanciato le ambizioni nerazzurre di titolo, Barella e Sommer in coro hanno evidenziato l’unione di gruppo alla base dei recenti risultati sportivi: “Venire qui e vincere contro questa Roma non è facile. Abbiamo dimostrato di essere una grande squadra: ci prendiamo questa vittoria. Vero, nella ripresa siamo calati, forse anche per colpa delle fatiche per gli impegni con le Nazionali. Ma ci prendiamo la sofferenza, queste vittorie ci insegnano che le partite non sono mai semplici. Tutti hanno dato il massimo, anche quelli più stanchi rientrati dagli impegni con le rispettive nazionali. Per questo faccio i complimenti a tutta la squadra. […] Tutti hanno corso, l’uno per l’altro. È questo che fa la differenza, quello che in passato ci ha portato a vincere campionati e coppe. Se ritroviamo davvero quello spirito, ho grandissima fiducia in questa squadra. Penso che l’Inter sia sempre stata forte, anche nei momenti difficili: la testa fa tanto nel calcio, non sono solo gambe e piedi. Avevamo bisogno di ritrovarci. Il mister lo sa, è capitato anche a lui”.
Non sono frasi di circostanza, ma il manifesto di una squadra sana e dai valori forti. Che anche in Champions, forse soprattutto in Champions, vuole adesso dare continuità al percorso di cresciuta vieppiù intrapreso.
Gli ostacoli del cuore (del Saint-Gilloise)
Nelle prime due uscite europee, l’Inter ha vinto senza subire gol, e mettendo a segno cinque reti. Con 6 punti, è prima insieme a Bayern, Arsenal, Real e PSG, tutte squadre favorite per il titolo – mancherebbero il Barcellona, e forse il Liverpool nonostante il difficile momento vissuto dai Reds. L’Union Saint-Gilloise, che di punti ne ha 3, ha affrontato le prime due partite con quello spirito scanzonato e libero di chi, senza sapere cosa significhi solcare certi destini, se li gode appieno. Pure troppo: nella partita d’esordio è arrivata una bella vittoria per 1-3 in Olanda contro il PSV, poi una brutta sconfitta contro il Newcastle tra le mura amiche (0-4). O meglio, tra le ipotetiche mura amiche.
Eccoli, gli ostacoli del cuore. Ritrovarsi a giocare una competizione così prestigiosa per la prima volta nella propria storia, dopo uno storico titolo (ottenuto lo scorso anno, di campioni di Belgio), e non poterlo fare nello stadio di casa, quel gioiello della Belle Époque di nome Joseph Marien, che è anche un pezzo fondamentale della brand identity del club giallo-blu, è davvero frustrante. Il motivo? L’impianto non rispetta le norme UEFA per potervi disputare le competizioni europee. Ciò costringe il club belga a giocare le partite casalinghe in Champions al Constant Vanden Stock, lo stadio di casa dell’Anderlecht.
Così, il club fondato il 1° novembre del 1897, stessa identica data di fondazione della Juventus, acerrima rivale proprio dell’Inter, dovrà tentare l’impresa in uno stadio che non solo oscura tutta la dimensione fortemente artigianale e campanilistica del club, uno dei suoi punti di forza nelle ultime stagioni, ma dovrà farlo contro una squadra in grande forma come l’Inter. I belgi possono però appoggiarsi alla Kabala, se è vero che l’unico precedente storico tra i due club, risalente alla Coppa Velodromo Sempione, torneo amichevole disputato a Milano il 5 aprile 1920, vide i belgi trionfare 1-4.
Solidità Inter
L’Inter, come detto, si è ritrovata e lo ha fatto a partire dalla difesa. Se Sommer rimane il miglior portiere per occasioni salvate dal 2023/24 ad oggi in Champions League, c’è un altro dato difensivo che va messo in evidenza per i nerazzurri. Dall’inizio della stagione 2022/23, l’Inter è la squadra che ha tenuto più volte la porta inviolata nella massima competizione europea: 22 clean sheet in 38 partite (58%).
Ma la solidità dei nerazzurri non è solamente dietro. Certo, le due reti inviolate all’esordio fanno ben sperare, ma è davanti che l’Inter di Chivu sta dimostrando grandi miglioramenti. La squadra sembra divertirsi e divertire chi la vede giocare. Il simbolo di questa condizione è Lautaro Martinez, capitano e trascinatore dei nerazzurri. L’argentino è tra i migliori marcatori della UEFA Champions League nel 2025 con 10 gol in nove partite, al pari di Harry Kane e Kylian Mbappé. L’argentino ha realizzato quasi la metà dei suoi tiri (48%), la miglior percentuale realizzativa tra chi ha effettuato almeno 10 conclusioni nell’anno solare.
L’Union Saint-Gilloise, che ha molto meno talento dell’Inter, potrà affidarsi sul fattore motivazionale e su quello del cambio panchina. Dopo la sosta infatti il club belga ha assunto David Hubert, che ha preso il posto dell’uscente Sebastien Pocognoli, ingaggiato dal Monaco, in uno strano cambio di inizio stagione. Hubert ha guidato l’Union per la prima volta nell’ultimo match di campionato dello scorso sabato, ottenendo i primi tre punti grazie al 3-1 contro lo Charleroi. A proposito di Kabala. Quella che servirà per battere un’Inter in grande condizione.


