Il calcio d’agosto e quello d’inizio settembre ricordano il passaggio dall’ora legale alla solare, o viceversa: la loro continuità, la loro prossimità soprattutto, sembrano distanziarle terribilmente l’una dall’altra, solo perché noi in quanto esseri umani ci facciamo caso. Le nostre convenzioni superano la realtà dei fatti: ci sentiamo stanchissimi, o riposatissimi, dipende, solo perché durante la notte una lancetta si è spostata in avanti, o indietro appunto.
Il calcio d’inizio settembre è la prosecuzione naturale di quello augustano, ma ai nostri occhi sembrano due universi paralleli, destinati a non incontrarsi mai.
Così, si passa facilmente dall’esaltazione più smisurata – dopo il 5-0 al Toro, quasi si parlava già di Chivuball – alla depressione più tetra – per un 1-2, contro l’Udinese, dove nessuno ha parlato dei grandissimi meriti dei friulani, che hanno giocato una partita di assoluta personalità. Al contempo, e contrario, il rischio di vedere verde tutto intorno, per due vittorie (della Juventus, parliamo) contro Parma e Genoa, è altrettanto alto.
L’equilibrio, questo sconosciuto. Ma l’analisi richiede di valutare tutte le variabili possibili, incluse quelle impazzite – i.e. una sfida, quella tra Juventus e Inter, il Derby d’Italia, che storicamente non è soggetto ad alcun altra analisi che non sia quella del campo.
Solidità difensiva
Di qualcosa, comunque, si dovrà pur parlare, anche se dopo appena due partite giocate. Dunque: la Juventus arriva all’appuntamento con 6 punti in cascina, forti di due vittorie contro Parma e Genoa entrambe ottenute senza subire gol. Un caso?
È difficile dirlo, anche perché a nostro avviso quello difensivo è ancora il reparto più debole dei bianconeri, nonostante il rientro di Bremer, certamente cruciale per il destino della Juventus. Qualche numero, ad ogni modo, può confortare i tifosi bianconeri. La Vecchia Signora ha subito 18 tiri di cui 8 da fuori area nelle prime due uscite. Tradotto: quasi la metà dei tiri subiti è stato più o meno forzato da una difesa pronta e aggressiva in uscita, ma anche molto compatta negli ultimi metri. Di questi, sono appena 3 i tiri in porta subiti, di cui 2 contro il Genoa, entrambi peraltro negli istanti finali del match.
Per essere un pelo più precisi, la squadra di Tudor ha subito 1.19 XG di cui 0.06 XG per tiro concesso, meno della metà della media in Serie A. Certo, dall’analisi non può mancare la sottolineatura contestuale, perché Parma e Genoa non sono di certo due colossi del nostro campionato, e l’Inter sarà certamente un test più probante in questo senso.
Ingordigia offensiva
La splendida notizia, per i tifosi bianconeri, è che l’ottima attitudine difensiva delle prime due giornate non è che il contraltare di una ricchezza, quella offensiva, che è di là dallo sprigionare tutto il suo potenziale. Già l’ottimo avvio di David ha dato certezze importanti nel ruolo (cruciale) del centravanti, anche se il gioco dell’ex Lille è più quello di un pivot che quello di un killer. Poco male, visto che Dusan Vlahovic, pur avendo i bagagli pronti, continua ad entrare con furore e determinazione in campo, soprattutto continua a segnare.
Noi però, ammesso tutto questo, ci riferiamo ai botti che la dirigenza bianconera ha fatto volare nel cielo di Vinovo nell’ultimo giorno di mercato. Prima Zhegrova, calciatore dal talento smisurato, con l’unica grossa lacuna di una resistenza fisica precaria, poi Openda, un colpo che probabilmente gli stessi tifosi juventini stanno sottovalutando. La grande domanda è come Tudor riuscirà a coinvolgere tutti – non abbiamo neanche citato Yildiz e Conceicao, due titolari al momento – senza scontentare nessuno. Ma ad averne, di questi problemi. Intanto Openda contro l’Inter scalda i motori e, stando alle ultime, potrebbe giocare titolare.
Le difficoltà dell’Inter
Dall’altra parte del campo, c’è una squadra – l’Inter – che deve ancora trovare la sua dimensione, ammesso poi che ne abbia una. Il punto dell’analisi, per quanto ci riguarda, è proprio questo: i nerazzurri non sanno chi sono perché non è chiaro «cosa» siano. È una squadra che deve continuare a giocare col 3-5-2? Può darsi di no, ma allora perché Chivu non sta cambiando granché a livello tattico, e però si lamenta del fatto che non viene seguito come vorrebbe? Chi è che non lo segue: la squadra, la dirigenza, o entrambi?
Qualcosa sul mercato l’Inter l’ha fatta, ma non ha rivoluzionato come forse sarebbe stato giusto fare dopo un ciclo così lungo e vincente ma anche chiuso così dolorosamente come quello di Inzaghi. Con che motivazioni «quelli della vecchia guardia» dovrebbero scendere in campo? Voi direte che sono professionisti e sono pagati per farlo al meglio. Certo, ma questo non è un lavoro manuale o automatico: il calcio vive di emozioni, sentimenti, pulsioni. Chivu dovrà essere bravo in questo, soprattutto. E non c’è sfida più bella e motivante che quella contro una Juventus a punteggio pieno, per ribadire che il Biscione lotta ancora.


