Dal ritiro della nazionale tedesca (campione del Mondo in carica) che si appresta a disputare Eurobasket 2025 partendo anche qui tra le favorite al titolo, Dennis Schroder, capitano e giocatore di riferimento della formazione teutonica, in un’intervista rilasciata al media locale Stern è uscito allo scoperto con una sua convinzione, che desta scalpore (ma forse non così tanto) e probabilmente farà molto parlare di sé anche nei giorni a venire.
“Ero già seduto davanti alla TV a 14 anni quando Dirk Nowitzki portava la bandiera ai Giochi estivi di Pechino del 2008. Allora ho pensato: che bello, non potrebbe esserci riconoscimento più grande”, ha detto l’attuale capitano della nazionale. “Oggi, invece, lo so: è un grande onore, ma per me non sarà mai la stessa cosa che è stata per Dirk. Non riceverò lo stesso amore in questo Paese perché ho la pelle scura“.
Parole forti quelle dell’attuale campione del mondo, che con Nowitzki condivide l’onore di aver portato la bandiera tedesca alle Olimpiadi, ma che riscontra quest’altra enorme differenza. Una questione che nasconde, nel suo profondo, un problema razzista ancora perdurante (non solo in Germania) e una cultura che, probabilmente, non si è ancora evoluta e che lo stesso giocatore ha vissuto sulla propria pelle. Lui, che con la sua città natale (Braunschweig), ha sempre avuto un rapporto ambivalente, ma dove è certo di tornare al termine della sua esperienza NBA. “Braunschweig è casa mia; c’è bisogno di me qui. Ecco perché ho comprato la squadra di basket locale, ed è per questo che stiamo progettando accademie, camp e scuole per i giovani“, ha detto il campione. “Molti professionisti rimangono negli Stati Uniti dopo la loro carriera da giocatori e si godono la fama. Ma io appartengo alla Germania”. A ribadire il fatto che, nonostante la sensazione di essersi spesso sentito un pesce fuor d’acqua in Germania, il suo obiettivo è dare indietro qualcosa al paese che l’ha cresciuto e dove da piccolo, dopo la morte del padre (quando lui aveva 16 anni), aiutava la madre che faceva la parrucchiera.
Il percorso di Schroder in nazionale non è stato semplicissimo. I tedeschi hanno idee ben precise su come dovrebbero comportarsi le star e lui non è mai rientrato in quell’immagine, soprattutto da giovane (nonostante Wunder Dirk accanto), concedendosi orologi costosi e auto di lusso. Comportamenti non ben accolti nei rigidi canoni teutonici. “Ho commesso degli errori, non sono perfetto. Tuttavia, è sbagliato giudicare qualcuno che non si conosce bene”, ha ribadito Dennis. “Questo è un problema sociale e i social media non fanno che esacerbare questa superficialità e questo odio. Il fatto che mi sia stato permesso di essere il portabandiera non rende questa storia migliore”, ha detto aspramente il 31enne con origini africane (madre gambiana).
Per Schroder, tuttavia, il primo pensiero, e prossimo impegno, è l’Europeo in Finlandia e Lettonia, che inizierà il 27 agosto, e poi la prossima stagione NBA con il suo nuovo club, i Sacramento Kings. Il playmaker ha aspettative chiare per Eurobasket. “Vinceremo il titolo. Se non ne fossi convinto, non giocherei il torneo e preferirei trascorrere il mio tempo a Braunschweig”, ha detto, con quella convinzione di cui non ha mai difettato, risultando a volte troppo pieno di sé. Ma è proprio questa caratteristica, questa autostima esagerata forse dovuta proprio alle difficoltà avute per via del colore della pelle in adolescenza, che ne hanno fatto il giocatore e l’uomo che ha permesso alla nazionale tedesca di issarsi in cima al Mondo della pallacanestro per la prima volta nella storia. Dennis Schroder sa cosa vuole, ora e nel suo futuro dopo la pallacanestro. E nonostante pensi di non meritare lo stesso bene che i tifosi tedeschi hanno avuto per l’ex compagno Nowitzki, sa di voler ridare alla Germania, in campo e fuori, quel che il paese ha dato a lui anche e soprattutto attraverso la pallacanestro.


