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Il primo campionato europeo per nazioni si svolse nel 1960 in Francia, e non poteva essere altrimenti in virtù degli eventi che portarono alla sua nascita. Dalla nazione transalpina nasce quindi una storia fatta di imprese, campioni e squadre indimenticabili, per il trofeo che è secondo solo alla Coppa del Mondo come importanza per le nazionali europee.

L’origine dell’Europeo

Nel 1954 si costituisce ufficialmente la UEFA, l’associazione che riunisce ed organizza il calcio a livello europeo, sia per quello che riguarda i club che per le formazioni nazionali.

Immediatamente arriva l’idea di una competizione per nazionali, sulla scorta del successo e del prestigio sempre maggiore della coppa Rimet (l’antenata degli odierni mondiali di calcio), e basata anche sulla necessità di sostituire la Coppa Internazionale, ritenuta ormai vecchia e poco inclusiva, considerando che ammetteva solo formazioni dell’europa centrale come Cecoslovacchia, Ungheria, Austria, Italia, Svizzera e Jugoslavia.

Ideatore e promotore di questa nuova competizione fu Henri Delaunay, un passato da arbitro, e primo segretario generale della UEFA all’atto della costituzione. Purtroppo Delaunay non poté mai partecipare attivamente all’organizzazione della sua idea, in quanto venne a mancare nel 1955. A succedergli a capo dell’associazione è il figlio Pierre, che rese possibile l’idea che il padre già coltivava nei primi anni 30′.

Spinto dalla memoria dell’illustre genitore, Pierre Delaunay si adoperò per coinvolgere le nazioni europee in questo suo progetto, e finalmente nel 1959 prese avvio quella che possiamo definire la prima vera edizione dei campionati Europei di calcio.

La formula del primo Europeo

La formula ideata per questo primo Europeo è quella che accompagnerà il torneo per i primi due decenni del suo svolgimento. Le nazionali erano impegnate in gare di andata e ritorno fino a giungere alle semifinaliste. Con solo 4 formazioni rimaste, la UEFA avrebbe quindi deciso di affidare la fase finale ad una delle qualificate, scegliendo il paese che avrebbe ospitato semifinali e finali in gara unica.

La prima partita ufficiale di qualificazione al campionato Europeo si svolge a Dublino il 5 Aprile 1959, e mette di fronte le nazionali di Irlanda e Cecoslovacchia, per un turno preliminare prima degli ottavi di finale. In quella gara di andata avranno la meglio gli irlandesi per 2-0 che si vedranno poi ribaltati in quella di ritorno da un perentorio 4-0 dei cecoslovacchi.

In questa prima edizione si registrano però importanti defezioni: mancano i vice campioni del mondo della Svezia, e i campioni di appena 5 anni prima, quella Germania Ovest capace di ribaltare i pronostici contro la fortissima Ungheria nella finale di Berna. Manca anche l’Italia, alle prese con una ricostruzione della squadra nazionale dopo il fallimento della mancata qualificazione ai mondiali svedesi del 1958.

A seguito delle gare di qualificazione rimango in lizza 4 squadre che hanno superato i loro turni eliminatori: la già citata Cecoslovacchia, la Jugoslavia, l’Unione Sovietica e la Francia. Proprio la qualificazione transalpina ottenuta ai danni dell’Austria, non lascia dubbi su chi dovrà ospitare la prima fase finale: in ossequio alla memoria del suo ideatore, la prima coppa Henri Delaunay si assegnerà in Francia, con Marsiglia e Parigi come città designate per ospitare le 4 gare che decreteranno la squadra più forte d’Europa.

Le semifinali di Euro 60

Ad aprire le danze della fase finale furono proprio i padroni di casa. Alle ore 20:00 del 6 Luglio 1960 iniziava, allo stadio Parco dei Principi di Parigi, la prima gara di una fase finale di un Europeo. Di fronte alla Francia la talentuosa Jugoslavia.

Fu subito spettacolo, con una delle partite più belle della storia di questo torneo. Slavi subito in vantaggio con Galic, giovane stella della formazione balcanica. Appena un minuto e sospinto dalla folla pareggia Vincent. La Francia si porta addirittura per due volte sul doppio vantaggio. Al 62′ minuto un gol di Wisniewski porta i galletti addirittura sul 4-2.

I padroni di casa sembrano tenere, a 15′ dal termine sono ancora su un rassicurante doppio vantaggio: la finalissima sembra a portata di mano. Ma poi si scatena la Jugoslavia, che riversa in campo l’enorme talento di cui dispone rifilando 3 gol in 4 minuti ai malcapitati francesi con le reti di Knez e la doppietta di Jerkovic.

L’incredibile 4-5 schiude le porte della finale alla Jugoslavia, che se la vedrà con L’Unione Sovietica, che nell’altra semifinale, disputata quasi in contemporanea a Marsiglia, ha avuto agevolmente ragione della Cecoslovacchia con un netto 3-0.

La finale di Euro 60: Urss sul tetto d’Europa

La finale si disputa il 10 luglio a Parigi, e viene presentata come una sfida tra il talento slavo e la fisicità sovietica. In porta per per l’URSS c’è il grande Lev Jašin, unico portiere al mondo a vincere il pallone d’oro nel 1963. La gara non delude le attese e si presenta subito come equilibrata, con la Jugoslavia a palleggiare e l’Unione Sovietica a ripartire con velocità e forza fisica.

Il continuo possesso palla slavo porta i suoi frutti a fine primo tempo. Un cross basso proveniente dalla fascia destra d’attacco arriva nell’area sovietica all’altezza del primo palo: qui si trova Galic, che nonostante la marcatura dello stopper riesce a piegarsi fin quasi sulle ginocchia per incocciare di testa in maniera fulminea, sorprendendo Jašin sul proprio palo. È un gol che premia il tempismo e la furbizia della stella slava, che di li a qualche settimana sarà grande protagonista delle Olimpiadi di Roma 60 portando alla medaglia d’oro la propria nazione.

Sotto una pioggia sottile, che appesantisce il campo, inizia il secondo tempo e le condizioni del terreno favoriscono il ritorno della formazione sovietica. Passano appena 4 minuti e il numero 10 Bubukin conquista una palla a centrocampo e la conduce fino ai limiti dell’area: qui esplode un destro poderoso, che sul terreno viscido acquista ancora maggiore velocità, rendendo impreciso l’intervento del portiere slavo Vidinic. Sulla palla vagante si avventa Metreveli, che incrocia il destro portando al pareggio i suoi.

Con il passare dei minuti il palleggio jugoslavo perde d’efficacia, ed esce prepotente la fisicità dell’Unione Sovietica. Nonostante tutto la gara si trascina ai supplementari. La Jugoslavia a questo punto prova a mantenere il pareggio, anche perché il regolamento prevede la ripetizione della gara e non i rigori al termine dei supplementari.

Ma su azione d’angolo a 7 minuti dalla fine succede il guaio per gli slavi. Uno spiovente a centro area trova liberissimo Ponedelnik, tipico centravanti boa della scuola sovietica. Il colpo di testa è preciso e potente e vale il 2-1 che sarà anche il risultato finale della contesa. Grazie a questo gol Ponedelnik si aggiudica anche la prima classifica dei cannonieri della competizione.

Con questa partita equilibrata ed avvincente, tra due scuole calcistiche diverse, si chiude la prima edizione degli Europei di calcio. Un’edizione che ha contribuito a dare credibilità alla coppa Henri Delaunay, consegnata per la prima volta nelle possenti mani di Lev Jašin, e ad iniziare il mito di questo torneo che resiste ancora oggi più forte che mai.