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Oggi, lunedì 3 agosto 2020, è un giorno importante perché è ricominciato ufficialmente il tennis WTA. Ma le polemiche, e i forfait, non mancano

Con Rus-Vekic e Siegemund-Begu, primi turni del torneo di Palermo, la WTA ha decretato in maniera ufficiale la ripresa del tennis femminile con il primo torneo in corso di svolgimento appunto nel capoluogo siculo. Un torneo che vede al via giocatrici del calibro di Martic, Vondrousova, Sakkari, Kontaveit, Mertens, Vekic, Yastremska e Alexandrova giusto per citare le 8 teste di serie del main draw. Un torneo che però non cancella le perplessità di gran parte degli addetti ai lavori e in primis gli stessi giocatori che hanno iniziato e stanno iniziando a rinunciare agli US Open.

La situazione in Italia, infatti, è abbastanza sotto controllo ma negli Stati Uniti non è così e difatti anche Nick Kyrgios ha ammesso di aver rinunciato agli US Open: “Non ci sarò per le persone, per i miei connazionali, per le centinaia di migliaia di americani che hanno perso la vita, per tutti voi”, ha scritto l’australiano su Twitter, a cui poi ha rincarato la dose con una foto su Instagram di un’immagine dei campi di NY con la scritta: “Us Open, non mi mancherai”. Ma Kyrgios non è l’unico ad aver rifiutato anche perché l’assenza della connazionale Barty, numero 1 della WTA, fa più rumore e anche l’australiana ha indicato nel Covid l’unica ragione per il suo forfait, visti i “rischi significativi” che potrebbero esserci. E come lei anche la Halep rischia di non essere tra le protagoniste. Non è ancora uscita l’entry list (ossia la lista dei giocatori partecipanti al torneo, che può essere rivista fino a pochi giorni dal via causa ritiri) del torneo newyorkese ma si vocifera di altri forfait pesanti come ad esempio Zverev, che però risulta iscritto per il torneo di Cincinnati che precede lo Slam. Insomma, una situazione in continua evoluzione e che rischia di stravolgere l’avvicinamento a quello che sarebbe dovuto essere il quarto e ultimo slam della stagione. Stagione che di ordinario non ha nulla e, visti i tempi, la speranza è che la situazione in USA non peggiori per non rischiare di mettere ancora più a repentaglio la salute degli atleti e dei loro staff.

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