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Erano le 17.03 del 4 maggio 1949 quando il Fiat G212 si schiantò contro il muraglione della Basilica ponendo tragicamente fine ad una straordinaria storia di sport

Erano le 17.03 del 4 maggio 1949: il Fiat G.212 della compagnia aerea ALI con a bordo la squadra del Grande Torino si schiantò contro il muraglione della Basilica di Superga, che sorgeva sulla collina torinese. L’aereo stava riportando a casa la squadra granata da Lisbona, dove aveva disputato un’amichevole con il Benfica per festeggiare l’addio al calcio del capitano della squadra lusitana José Ferreira. Il trimotore, decollò dall’aeroporto di Lisbona alle 9:40 e il Comandante del velivolo era il tenente colonnello Meroni. Alle 13 l’aereo atterrò all’aeroporto di Barcellona per decollare poi alle 14.50 con destinazione l’aeroporto di Torino-Aeritalia, dopo un pranzo con il Milan diretto a Madrid.  Il tempo su Torino era pessimo. Alle 16.55 l’aeroporto di arrivo comunicò ai piloti la situazione meteo: nubi quasi a contatto col suolo, rovesci di pioggia, forte libeccio con raffiche, visibilità orizzontale scarsissima (40 metri). La torre chiese anche un riporto di posizione. Dopo qualche minuto di silenzio arrivò la risposta: «Quota 2.000 metri. QDM su Pino, poi tagliamo su Superga». A Pino Torinese, che si trova tra Chieri e Baldissero, a sud est di Torino, c’è una stazione radio utilizzata per fornire un QDM (rotta magnetica da assumere per dirigersi in avvicinamento ad una radioassistenza) su richiesta.

Poco più a nord c’è il colle di Superga con l’omonima Basilica. Una delle tante ipotesi è che a causa del forte vento l’aereo nel corso della virata potrebbe avere subito uno spostamento, che lo allineò con la collina di Superga anziché con la pista. I fatti sono quelli che hanno scritto la parola fine su una straordinaria storia sportiva: alle 17.03 l’aereo con il Grande Torino a bordo, allineato per prepararsi all’atterraggio, si andò invece a schiantare contro il terrapieno della Basilica di Superga. Il pilota, che credeva di avere la collina di Superga alla sua destra, se la vide invece sbucare davanti all’improvviso (velocità 180 km/h) e non ebbe il tempo per fare nulla. Dalla disposizione dei rottami, non si riconobbero tentativi di manovre estreme.  Nell’incidente perse la vita l’intera squadra del Grande Torino, vincitrice di cinque scudetti consecutivi dalla stagione 1942-43 alla stagione 1948-49. Una squadra senza punti deboli che fece innamorare l’Italia intera per la bontà del calcio espresso. Nell’incidente perirono anche i dirigenti della squadra, gli accompagnatori, l’equipaggio e tre dei migliori giornalisti sportivi italiani: Renato Casalbore (fondatore di Tuttosport); Renato Tosatti (della Gazzetta del Popolo, padre di Giorgio Tosatti) e Luigi Cavallero (La Stampa).  Il devastante compito di identificare le salme fu chiesto all’ex Commissario Tecnico della Nazionale Vittorio Pozzo, che aveva chiamato in azzurro quasi tutto il Torino. Su quell’aereo diretto in Portogallo non salirono lo spezzino Sauro Tomà, infortunato al menisco, il portiere di riserva Renato Gandolfi (gli fu preferito il terzo portiere Dino Ballarin, fratello del terzino Aldo, che mise una buona parola per lui), il radiocronista Nicolò Carosio (a causa della cresima del figlio) e l’ex C.T. della Nazionale nonché giornalista Vittorio Pozzo (il Torino assegnò il posto a Cavallero).

Insieme ai ciclisti Fausto Coppi e Gino Bartali, il Grande Torino con le sue imprese riuscì a dare lustro ad una nazione che cercava di risollevarsi dopo i terribili anni di guerra, fascismo e occupazione tedesca. L’impatto che la tragedia ebbe sul Bel Paese fu tremendo. I Granata furono proclamati vincitori del campionato e le squadre avversarie, così come lo stesso Torino, schierarono le formazioni giovanili nelle restanti partite. Il giorno dei funerali quasi un milione di persone scese in piazza a Torino per omaggiare i campioni. Lo shock fu tale e duraturo a tal punto che l’anno seguente la Nazionale si recò ai Mondiali in Brasile viaggiando in nave.

Da quel giorno, il 4 maggio di ogni anni, il capitano in carica del Torino, si reca sulla collina e legge ad alta voce i nomi di chi ha perso la vita in questo tragico incidente: Valerio Bacigalupo, Guglielmo Gabetto, Valentino Mazzola capitano, Aldo Ballarin, Ruggero Grava, Romeo Menti, Dino Ballarin, Giuseppe Grezar, Pietro Operto, Emile Bongiorni, Ezio Loik, Franco Ossola, Eusebio Castigliano, Virgilio Maroso, Mario Rigamonti, Rubens Fadini, Danilo Martelli, Julius Schubert. Direttori tecnici: Ippolito Civelleri, Arnaldo Agnisetta, Egri Erbstein, Leslie Lievesley, Osvaldo Cortina, Andrea Bonaiuti. Giornalisti: Renato Casalbore, Luigi Cavallero, Renato Tosatti. Equipaggio: Cesare Bianciardi, Antonio Pangrazzi, Celeste D’Inca, Colonnello Pierluigi Meroni.

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