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Quello che è successo con Giampiero Manenti a Parma solo sette anni or sono è una di quelle situazioni incredibili che quasi si fatica a pensare come veritiere raccontandole poi ai posteri.

Certo il fallimento del Parma Calcio che tanti successi aveva ottenuto nelle decadi precedenti, arriva da più lontano e ha diversi nomi e cognomi. Ma quello che sicuramente è rimasto impresso nella memoria dei tifosi e degli addetti ai lavori, è quello di Giampietro Manenti.

Chi è Giampietro Manenti?

Prima di raccontare cosa successe in quel 2015, facciamo un piccolo preambolo spiegando chi è in realtà uno dei protagonisti (in negativo) di questa storia.

Giampietro Manenti è un imprenditore brianzolo (nato a Bollate) con qualche comparsata nel mondo del pallone, dalle giovanili del Milan fino a qualche esperienza con Avellino e Salernitana sempre in ambito juniores, prima di un infortunio che ha posto fine alla sua (possibile) carriera finendo poi per fare anche l’allenatore in una squadra brianzola (As Molino).

Questo per dire che non era proprio totalmente avulso dal mondo del pallone, anche se poi il suo lavoro era diventato quello di imprenditore, titolare della MAPI una piccola azienda con sede a Nova Gorica.

Proprio tramite quella società, nel 2015 Manenti era riuscito a rilevare buona parte delle quote della Holding che gestiva il Parma calcio, per una cifra irrisoria visto che la società era in piena crisi fallimentare con debiti di oltre cento milioni di euro.

La situazione del Parma

Malgrado sul campo i giocatori avessero continuato a fare egregiamente il loro dovere, chiudendo la stagione 2013-2014 con un ottimo 6° posto conquistando anche la qualificazione in Europa League, la situazione societaria già in quel momento era totalmente allo sbando.

Per mesi i giocatori e lo staff non avevano ricevuto stipendio e come detto i conti registravano un passivo dell’ordine di almeno cento milioni di euro.

La mancata iscrizione alle coppe europee fu solo il primo tassello che portò all’addio di Tommaso Ghirardi come presidente, che vendette la società a una prima cordata di investitori a cui faceva riferimento l’avvocato Fabio Giordano.

Eravamo a dicembre del 2014, con Donadoni che cercava invano di tenere la barra a dritta della squadra (ultima in classifica) aspettando buone notizie sul fronte societario. Cosa che però non accadde, anzi.

A Gennaio la società viene nuovamente acquisita da una holding cipriota, facendo passare la persidenza a Ermir Kodra, ma la situazione continua a precipitare.

Tanto che Antonio Cassano a fine gennaio mette in mora in club per il mancato pagamento dello stipendio, rescindendo poi il contratto con i ducali (seguito poi parimenti da altri suoi compagni).

Ed è qua, più precisamente il 6 Febbraio, che entra in gioco Giampietro Manenti, rilevando ulteriormente la società in declino per la cifra monster di… 1 euro.

Manenti, Mapi Group e i «bonifici che stanno arrivando»

L’impatto iniziale di Manenti è paradossalmente positivo.

I tifosi ormai esasperati pensano in fondo che non possa andare peggio di così, per cui quando si presenta assicurando che avrebbe presto risollevato la società grazie a un piano di salvataggio miracoloso, qualcuno ha voluto anche crederci. Per disperazione, più che per convinzione.

Ma anche il più fiero ottimista, ci ha messo poco poi a svelare il bluff del brianzolo. Intanto perchè i tanto ventilati bonifici che dovevano risolvere la situazione non sono mai arrivati, accampando scuse di vario genere che sono apparse subito come assurde e poco credibili.

La conferenza stampa di presentazione del progetto assume contorni tragicomici: Manenti è affiancato da Alborghetti, un manager che dovrebbe seguire come advisor l’intera operazione. Alle domande dei giornalisti Manenti risponde con supponenza, vengono chiesti più volte al presidente del Parma in pectore le dimostrazioni della solidità patrimoniale di MAPI Group, la società che dovrebbe fare da casa anche per il nuovo Parma.

Piccato e quasi offeso dalle domande, Giampiero Manenti rimane sulla difensiva cerca di portare il discorso lontano: nascono qui dei veri e propri meme: dalle varie derivazioni di MAPI come MAPI Ambiente o MAPI Channel citata dallo stesso presidente quando un microfono non funziona, fino alle «persone mal informate» che secondo Manenti starebbero solo creando problemi al suo piano di rilancio del Parma.

Resta il fatto che, mal informati o meno, i giornalisti sembravano aver centrato il punto del problema: la consistenza patrimoniale di Manenti e della MAPI era una chimera.

Fu così che nel giro di un paio di giorni, prima il Parma venne condannato a un punto di penalizzazione per non aver versato le ritenute IRPEF e INPS, poi dopo essere stati abbandonati da istituzioni (Pizzarotti tolse la gestione del Tardini) e tifosi (Manenti venne anche aggredito da ultras esasperati), la squadra fu costretta anche a saltare due partite di campionato, ventilando una possibile estromissione poi rientrata grazie a un paracadute di 5 milioni della Lega e della FIGC che consentiva se non altro di chiudere a stagione.

L’arresto di Manenti

Il capitolo conclusivo, o quasi, fu il 18 marzo, dopo appena un mese di promesse mancate.

Manenti viene arrestato dalla Guardia di Finanza con l’accusa di auto riciclaggio e concorso in tentato reimpiego di capitali illeciti, oltre all’indebito utilizzo di carte di credito. Insieme a lui altre 22 persone sono arrestate per reati di vario genere (da peculato ad associazione a delinquere).

Considerato che era lui che avrebbe dovuto difendere in tribunale il Parma Calcio dalle istanze di fallimento proprio il giorno successivo, è facile capire come in quel momento le già minime speranze di salvare la società sportiva, vennero definitivamente affossate.

Come sappiamo infatti, proprio in quel 19 marzo la società venne dichiarata fallita, concludendo poi il campionato in ultima posizione con la retrocessione in Serie B, che ovviamente non ebbe luogo.

Nel luglio di quello stesso 2015, venne poi creata la Società Sportiva dilettantistica Parma Calcio 1913, con l’iscrizione in Serie D da cui i giallo blu ripartirono prima della nuova scalata verso la serie A, sotto la guida di Nevio Scala come uomo immagine a ricordare i fasti gli anni 90′.

Che fine ha fatto Giampiero Manenti?

E Manenti, che fine ha fatto?

Dopo la sua permanenza a San Vittore (durata peraltro soltanto quindici giorni), ora Manenti è nuovamente in circolazione e continua a fare il consulente per alcune aziende sparse in mezza Europa.

Certo l’inchiesta non è ancora completamente chiusa, ma al momento solo la giustizia sportiva (cinque anni di squalifica) ha emesso il suo verdetto definitivo.

Manenti del resto, continua incessantemente a dichiarare la sua innocenza, rilanciando anzi la teoria di un complotto a suo carico, tra la stessa FIGC e il Sindaco di Parma Pizzarotti.

Anche se la recente notizia della definitiva sparizione di MAPI getta ancora delle ombre sull’operato di Manenti: basti pensare che la Holding, da cui dovevano nascere MAPI Energia, MAPI Fashon, MAPI Channel è stata dichiarata fallita, per la mancanza del versamento del minimo richiesto come capitale sociale, vale a dire – udite udite – 1 Euro. Proprio quel singolo Euro con cui all’epoca Manenti aveva rilevato il Parma.

Insomma in questa brutta storia gli unici che di certo ci hanno rimesso sono, come spesso accade, i tifosi che hanno dovuto per loro fortuna attendere solo qualche anno, per rivedere la loro squadra di nuovo competitiva nella massima serie (con il doppio salto dalla Lega Pro alla Serie A).

Resta solo la speranza che questo genere di situazioni siano da monito, affinché si possa vigilare di più e meglio per non ripetere gli stessi errori.