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Il campione del mondo Jonathan Duhamel ha dichiarato che la sua vittoria al Main Event WSOP nel 2010 è stata determinata “dal caso”. Una grande ammissione di modestia da parte del canadese, che gli farebbe molto onore se non fosse condizionata dalla necessità di schivare una “pallottola” da 2,4 milioni di dollari canadesi, circa 1,8 milioni di dollari americani.

Duhamel è infatti alla prese con la Canada Revenue Agency, l’equivalente della nostra Agenzia delle Entrate, che gli contesta il mancato pagamento delle imposte per il periodo 2010-2012. Per l’ente governativo, l’attività di gioco di Duhamel è paragonabile ad una professione e pertanto soggetta ad imposizione fiscale. Le ragioni sono abbastanza evidenti. L’elevata quantità di tempo occupata dal gioco (in precedenza, Duhamel ha dichiarato di dedicare al poker quasi 40 ore alla settimana), i 107 in the money messi a segno in eventi internazionali per un totale di 18 milioni di dollari vinti in carriera (dato thehendonmob.com), e non ultima la sponsorizzazione ottenuta da PokerStars nel 2010, indicano chiaramente – sempre secondo il fisco canadese – che quello di Duhamel non è un hobby, ma un lavoro vero e proprio. L’unico tra l’altro, visto che il giocatore non ha mai dichiarato entrate di tipo diverso.

La difesa di Duhamel è dunque ancorata all’unico elemento possibile: dimostrare che le sue vincite (tutte!) sono frutto del caso, cioè dipendono prevalentemente dalla fortuna. Il che equivale a dire che il poker è legato alla casualità e dunque è un “game of chance”, un gioco d’azzardo al pari della roulette. Un’affermazione discutibile e con implicazioni mediatiche che rischiano di essere un autogol, ma che al momento non importano al giocatore canadese poiché sono l’unico modo per evitare la pesante cartella esattoriale. In Canada, infatti, le vincite ottenute attraverso un “game of chance” non sono tassabili.

Duhamel ha immediatamente replicato all’agenzia del governo di “non aver mai ricevuto una formazione specifica” nel poker e che quindi è stata la fortuna a fargli guadagnare milioni di dollari. Anche la sponsorizzazione di PokerStars, che lo ha etichettato come giocatore professionista, era legata puramente a scopi di marketing.

La linea difensiva di Duhamel lascia qualche perplessità anche se è vero che in passato il governo canadese ha dimostrato di essere ben disposto a valutare come puri “game of chance” giochi in cui un minimo di “abilità” è necessaria, ad esempio il betting sportivo.

In questa vicenda, però, ci sono anche altri aspetti da tenere in considerazione. Nel poker non è tutto oro quello che luccica, si potrebbe dire, intendendo con questo che se da un lato ci sono vincite abbaglianti, dall’altro non vengono mai considerate le spese dei giocatori. Nel caso della vittoria di Duhamel al Main Event WSOP 2010, degli 8,9 milioni di dollari incassati 4,1 milioni sono andati ai finanziatori del giocatore, cioè a coloro che avevano acquistano quote per finanziare le sue imprese al tavolo. Per quanto riguarda la sponsorizzazione come Team Pro di PokerStars, il milione pattuito è stato pagato dalla pokeroom metà in cash e per l’altra metà in iscrizioni e spese per i tornei.

Va detto infine che, a parte la vittoria nel Main Event, Duhamel ha ottenuto i migliori risultati tra il 2013-2015, al di fuori quindi del periodo preso in considerazione dalla Canada Revenue Agency. In quel triennio, infatti, il giocatore ha vinto il suo secondo braccialetto WSOP nel $111.111 High Roller For One Drop che ha portato nelle sue casse poco meno di 4 milioni di dollari, seguito dal titolo WSOPE raggiunto a Berlino nell’High Roller da €25.600 di buy-in, per un payout di altri 554.395 euro.

Anche se dal 2016 in avanti la “stella” di Duhamel si è un po’ spenta con “solo” 25 piazzamenti ITM e una vittoria da US$102.00 in un side-event del WPT di Montreal come miglior risultato, rimane il fatto che parlare di lui come di un giocatore amatoriale rimane una evidente forzatura.

Chi la spunterà? Per saperlo sarà necessario attendere l’anno prossimo. L’appuntamento è stato fissato per marzo 2021, quando i contendenti si siederanno davanti alla corte di un tribunale.

Nel frattempo, per chi volesse sapere qualcosa in più sul titolo conquistato a Las Vegas da Jonathan Duhamel nel 2010, il rimando è al nostro racconto della bad beat subita da Matt Affleck che ha permesso a Duhamel di andare al final table con uno stack mostruoso. Ma c’è anche un altro motivo, almeno per noi italiani, per ricordare quel torneo: il 4° posto finale di Filippo Candio, il miglior risultato di sempre ottenuto da un italiano al ME WSOP. Ma di questo parleremo in un prossimo appuntamento.

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Foto di testa: Jonathan Duhamel (courtesy of PokerNews.co)

 

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