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Imparare le regole base del poker è molto semplice. Lo si fa davvero in pochi minuti e questo vale per quasi tutte le varianti del gioco all'”americana”, il Texas Hold’em in particolare. Tuttavia, una partita di poker è prima di tutto una sfida con altre persone che ha bisogno di regole anche per quanto riguarda il comportamento da tenere al tavolo con gli altri giocatori. E qui la faccenda si fa più complessa, soprattutto se si tratta di poker live.

La settimana scorsa abbiamo presentato alcuni atteggiamenti, quali il trash talking e lo slowroll, che possono essere definiti discutibili dal punto di vista “comportamentale”. Diverso è il caso dell’angle shooting perché si tratta di una tecnica che è senza dubbio eticamente scorretta ma che al tempo stesso non è precisamente sanzionata dal regolamento.

Pertanto la domanda è: se le regole del poker (e/o del torneo, della pokeroom etc) non la escludono in maniera definita, perché preoccuparsene? La risposta è abbastanza semplice: perché rovina l’esperienza di gioco allontanando i players quando questi si accorgono di aver subito un torto che “tecnicamente” non c’è nel regolamento. In altre parole, quando ci si siede al tavolo non si tratta solo di osservare un certo tipo di “etichetta”, ma di preservare l’integrità e le bellezza di questo gioco.

Come si individua allora un giocatore che sta facendo angle shooting? Qualche esempio può essere utile.

Rimuove una parte delle chips durante una partita di cash game. In inglese è chiamato “going south” e si verifica quando un giocatore seduto a un tavolo di cash game, dopo aver vinto un bel piatto, decide di mettersi in tasca una parte dei gettoni per non rischiare di perderli in futuro: in caso di all-in giocherà solo con le chips rimaste. La maggior parte delle pokeroom non sanziona questo comportamento che al tempo stesso riduce le chance per gli avversari di recuperare quanto perso in precedenza.

All’opposto di questo stratagemma, c’è quello di nascondere le chips di maggior valore sotto alle altre. In questo modo gli avversari, quelli meno attenti o meno abili nel valutare lo stack senza l’intervento del dealer, possono pensare di aver di fronte uno short stack quando in realtà si tratta di un giocatore che ha più chips di loro. Nel cash game non c’è sanzione e nei tornei solo qualche giro di esclusione. Per questo motivo, il nostro consiglio è sempre quello di chiedere il conteggio dello stack avversario prima di dichiarare l’azione, soprattutto un all-in, anche se questo comporta un rallentamento nel gioco.

Agire fuori turno. Capita spesso e a volte, questo va detto, succede in buona fede. Ma ci sono alcuni giocatori che invece lo fanno intenzionalmente per osservare la reazione degli avversari e carpire informazioni sulle loro mani. Nella maggior parte delle cardroom e dei tornei questa azione viene ritenuta vincolante, ovvero chi agisce fuori turno è poi costretto a mantenere l’azione dichiarata. Ma non sempre è così e in ogni caso è un comportamento che tende a rovinare l’atmosfera al tavolo.

L’angle shooting usato per ottenere informazioni attraverso azioni incerte, approssimative o addirittura sbagliate con carte e chips, oppure direttamente parlando agli avversari, è il peggiore dal punto di vista etico. Di questo tipo c’è un caso diventato molto famoso anche perché l’azione del protagonista (in negativo) è stata vista da decine di migliaia di persone collegate alla diretta streaming dell’evento.

Siamo a 10 left dell’EPT Grand Final di Madrid, stagione 2011. Su uno dei due tavoli da 5 giocatori, Iván Alexander Freitez-Rosales (più semplicemente Ivan Freitez) apre il gioco a 120.000 da utg+1 quando i bui sono 25K/50K. In quel momento il venezuelano è chipleader al tavolo e in mano ha 6♥5♥. Tutti foldano fino all’americano Eugene Yanayt che, da BB, decide di fare call con K♦Q♠. Il flop è a favore di quest’ultimo: 5♣3♦K♠. Freitez, dopo il check di Yanaty, punta 200.000 chips che il suo avversario chiama senza esitazioni. Lo statunitense è avanti, ma il turn ribalta subito gli equilibri. Scende infatti un 5♦ che regala il trips e il sorpasso a Freitez. Il sudamericano sceglie però di intrappolare Yanayt: l’azione è check-check. L’ultima carta del board è un 6♠ che trasforma il trips di Freitez in un fullhouse. E qui accade il fattaccio.

Yanaty questa volta esce puntando 275.000 chips. Freitez, a quel punto, dichiara a voce alta “RAISE” ma mette sul tavolo solo 275.000 chips. Qualche istante dopo dice “Scusate, volevo dire call, non parlo bene inglese”. Ma la lingua non c’entra. Naturalmente è impensabile che Freitez voglia solo chiamare con un fullhouse in mano: il suo è un chiaro tentativo di angle shooting per confondere il suo avversario e indurlo all’errore quando il tournament director sancirà il legittimo raise. E’ probabile che a quel punto Freitez speri in un ulteriore rilancio di Yanayt per poi metterlo ai resti. Ma così non succede, per fortuna. Il TD Thomas Kremser, infatti, interviene ammonendo Freitez: “è la seconda volta in questo torneo che fai un’azione di questo tipo”. Si rivolge poi all’americano spiegandogli che questa mossa è un “mezzo (scorretto) per ottenere informazioni”. Kremser obbliga Freitez al minirase ma a questo punto Yanayt è a conoscenza della possibile trappola: si limita quindi al call e perde il minimo. Il “buuu” è generale quando Freitez mette sul tavolo il fullhouse, accompagnato dal commento “davvero brutto” del Tournament Director.

Dispiace solo che alla fine Freitez sia riuscito a vincere il torneo mettendosi in tasca 1,5 milioni di euro (Yanayt chiuderà invece al 6° posto, per 250.000 euro di payout).

Ecco il video di quella mano:

Foto di testa: Ivan Freitez (by PokerStars.com)

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