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Lo slittamento a fine stagione della “Corsa Rosa” causato dall’emergenza sanitaria. Solo a ottobre si saprà chi succederà nell’albo d’oro a Richard Carapaz

Oggi, 9 maggio 2020, avrebbe dovuto avere inizio la 103ª edizione del “Giro d’Italia”, la corsa a tappe di ciclismo su strada che annualmente, lungo le città italiane, raccoglie l’entusiasmo di milioni di persone, presenti ai bordi della strada per salutare il passaggio della coloratissima “carovana”. Istituito nel 1909 da un’illuminazione del giornalista Tullo Morgagni, il “Giro” è una delle tre corse a tappe più importanti del calendario, inserito dall’Unione Ciclistica Internazionale nel circuito professionistico UCI World Tour insieme al “Tour de France” e alla “Vuelta de España”. Come prestigio, si può tranquillamente affermare che la “corsa Rosa” è seconda solo al Tour francese, anche se, a cavallo tra il 1940 e il 1950 (al tempo dei duelli Coppi-Bartali per intenderci) e durante gli anni Settanta (ai tempi di Gimondi e Merckx), il prestigio e il numero di grandi ciclisti iscritti portarono il Giro ad avere un’importanza pari a quella del Tour. Il Giro d’Italia, fin dalla sua prima edizione si è sempre disputato, tranne che durante la prima e della seconda guerra mondiale. Tendenzialmente, l’evento si disputa nell’arco di tre settimane durante il mese di maggio, mentre il luogo di partenza cambia ogni volta. La sede di arrivo della tappa finale è stata fissata, nella maggior parte delle edizioni, a Milano, città dove ha sede “La Gazzetta dello Sport”, il quotidiano sportivo che organizza la corsa sin dalla sua istituzione.  In alcune occasioni durante il tragitto è capitato di percorrere strade al di fuori dai confini italiani (sconfinamenti, arrivi o partenze di tappa, prime tappe).

Il record di vittorie è condiviso da tre ciclisti, ognuno arrivato a quota cinque: gli italiani Alfredo Binda, vincitore tra il 1925 e il 1933, Fausto Coppi, vincitore tra il 1940 e il 1953, e il belga Eddy Merckx, che vinse tra il 1968 e il 1974. Il “campione in carica” è Richard Carapaz, il primo ecuadoriano nella storia a conquistare la vittoria nella classifica finale. Per quel che riguarda le singole vittorie di tappa, il record appartiene al velocista italiano Mario Cipollini, che nell’edizione del 2003 riuscì a superare il record di 41 vittorie che dagli anni Trenta apparteneva ad Alfredo Binda. A quest’ultimo rimangono i record di vittorie di tappa in una stessa edizione (12 su 15 nel 1927), e di vittorie di tappa consecutive: ben 8 nel 1929. Il leader della classifica generale indossa ogni giorno la maglia rosa, sempre in onore della “Gazzetta dello Sport”. Il miglior scalatore indossa una maglia azzurra (che ha sostituito la storica maglia verde), mentre il primo nella classifica a punti indossa una maglia ciclamino (nel biennio 1967-1968 e dal 2010-2016 la maglia è stata di colore rosso).  Oltre a queste casacche, nel corso degli anni sono state messe in palio una maglia che di volta in volta ha contraddistinto l’ultimo in classifica (maglia nera), il miglior giovane (maglia bianca), oppure, come è accaduto negli anni Novanta e primi anni 2000, una per la classifica dell’Intergiro (maglia azzurra), traguardo volante posto di solito a metà tappa, allo scopo di rendere più movimentata la corsa sin dalle prime battute.  Un corridore che guida più di una classifica veste la maglia più prestigiosa, mentre il secondo della classifica minore indossa la maglia subordinata.  Vengono assegnati anche il Premio della Combattività e altri premi speciali. Dal 1999 al vincitore viene attribuito il “Trofeo senza fine”, composto da una barra di rame bombata, piegata a spirale, che si eleva dalla base in cerchi sempre più ampi, sui quali sono incisi i nomi di tutti i vincitori.

Nei giorni scorsi il mondo ciclistico ha ripreso a pedalare dopo lo stop imposto dalle misure restrittive anticoronavirus che hanno causato il blocco totale anche per le competizioni, in attesa di essere ricollocate nel calendario del 2020. L’Unione Ciclistica Internazionale ha ufficializzato il calendario delle grandi competizioni ciclistiche. Le nuove date che però hanno destato qualche polemica proprio sulla nuova collocazione della “Tirreno–Adriatico” e del “Giro d’Italia”, due storici appuntamenti del ciclismo su strada in Italia. La corsa dei due mari, infatti, sarà concomitante al Tour de France (29 agosto-20 settembre), mentre il “Giro” programmata dal 3 al 25 ottobre, fa discutere per la grande vicinanza con la corsa francese. La RCS, azienda che guida l’organizzazione dell’evento, ha fatto sapere che: «Per salvaguardare l’importante patrimonio delle corse ciclistiche e mantenerle vive si è dovuto fare qualche sacrificio anche considerando il breve arco temporale all’interno del quale si potevano inserire tutte le corse della stagione. Abbiamo fatto una serie di proposte alternative che a nostro giudizio avrebbero limitato alcune sovrapposizioni di calendario ma non sono state recepite. Riteniamo comunque questo risultato importante per la ripartenza, soprattutto in questo momento, vista la drammatica situazione sanitaria che sta colpendo tutti i settori della nostra vita».

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