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Nel giorno del suo 47° compleanno ricordiamo, per numeri, la carriera del grandissimo campione dell’Inter, detentore di record che difficilmente saranno eguagliati

Non ci sono parole al mondo sufficienti per spiegare “alla lettera” il sentimento reciproco che lega Javier Adelmar Zanetti e l’Inter. La stupenda storia sportiva, fatta di grandi gioie e delusioni, di momenti esaltanti e tensioni rappresenta ciò che di meglio il calcio moderno ha offerto nel periodo più recente. Javier Zanetti è nato a Buenos Aires il 10 agosto 1973 e dopo aver scritto la storia del club nero azzurro occuoando il ruolo di difensore o centrocampista è l’attuale vicepresidente dell’Inter. Ha iniziato la sua carriera in Argentina, prima al Talleres e poi al Banfield. Nel 1995 si è trasferito all’Inter, squadra di cui è stato capitano dal 2001 al 2014, anno in cui ha concluso l’attività agonistica. Con 1114 partite ufficiali disputate, è settimo nella classifica dei calciatori con almeno 1000 presenze in carriera. E’ inoltre lo straniero con più presenze in Serie A (615) e il quarto giocatore in assoluto per partite disputate nella suddetta competizione, alle spalle di Gianluigi Buffon, Paolo Maldini e Francesco Totti. È anche il calciatore con più presenze nella storia dell’Inter (858), squadra di cui è il giocatore più vincente, con sedici trofei: cinque scudetti, quattro Coppe Italia, quattro Supercoppe italiane, una Coppa UEFA, una Champions League e una Coppa del mondo per club FIFA. È inoltre il giocatore con più presenze da capitano in Champions League (82). Con la nazionale argentina, con cui è arrivato in finale di Coppa America nel 2004 e nel 2007 e di Confederations Cup nel 1995 e nel 2005, ha disputato 145 partite, cifra che lo rende il secondo giocatore con il maggior numero di presenze nella storia della Selección Albiceleste, alle spalle del solo Javier Mascherano. Nel 2004, “Pupi” (come è conosciuto nel mondo del calcio) è stato incluso da Pelé nella FIFA 100, la lista dei 125 migliori calciatori viventi redatta in occasione del centenario della FIFA, mentre nell’ottobre del 2011, durante la consegna del Golden Foot, ha ricevuto il premio alla carriera come “Leggenda del calcio”. Il 9 marzo 2018, in concomitanza col 110º anniversario della fondazione dell’Inter, è stato il primo difensore a essere inserito nella Hall of Fame del club milanese, che già tre anni prima aveva ritirato la sua maglia numero 4. La rivista “FourFourTwo” lo ha inserito al 42º posto nella classifica dei 101 calciatori più forti del periodo 1994-2019. Nel corso della sua carriera, Javier Zanetti si è distinto per sportività e correttezza, guadagnandosi la stima di compagni di squadra, avversari e addetti ai lavori. «L’avversario più difficile che abbia mai affrontato è stato Javier Zanetti. Lo incontrai per la prima volta nel ’99, ai quarti di Champions. Lui terzino destro, io ala sinistra. M’impressionò per le sue qualità: rapido, potente, intelligente, esperto. Ci ho giocato contro altre due volte. È stato l’avversario più duro in assoluto. Un campione completo» scrisse di lui un’altra bandiera del calcio mondiale, Ryan Giggs. Puntuale nel recupero di palloni e nell’impostazione del gioco, Zanetti era in possesso di un gran controllo di palla e di eccellenti doti fisiche, tra cui resistenza allo sforzo prolungato e velocità, che lo rendevano molto abile nel superare gli avversari nello slancio per poi tentare il cross dal fondo o il tiro: le suddette qualità, che gli valsero il soprannome El Tractor (“il trattore”), lo rendevano un’arma tattica utile a fluidificare la manovra offensiva, sebbene sfociassero occasionalmente in un eccesso di azioni personali. Nato nelle giovanili dell’Independiente come attaccante esterno, è al Talleres che Zanetti arretra la sua posizione, scendendo in campo da centrocampista, sia di fascia sia centrale, e alcune volte anche da terzino, ruolo che successivamente lo consacrò nella sua prima stagione da professionista. Appena arrivato all’Inter ricoprì il ruolo di laterale destro nel 5-3-2,della gestione di Ottavio Bianchi, per poi passare come interno destro in un modulo a rombo agli ordini di Roy Hodgson. Con Luigi Simoni il giocatore venne spostato come laterale sinistro di centrocampo. Sotto la guida di Marcello Lippi ritornò a giocare a destra nel centrocampo, come tornante nel 4-4-2. Fu Héctor Cúper a fargli ricoprire nuovamente la posizione di terzino destro, lo stesso ruolo che ebbe durante i suoi anni in Argentina. In seguito si consolidò anche come centrocampista centrale e terzino sinistro, prima con Roberto Mancini e poi con José Mourinho. In rare occasioni ha giocato anche nel ruolo di difensore centrale, pur essendovi poco avvezzo. Zanetti ha preso parte, talvolta organizzandole in prima persona, a numerose iniziative benefiche. Nel 2002, insieme alla amatissima moglie Paula, ha creato la Fundación P.U.P.I., organizzazione no-profit che si occupa di fornire il necessario sostegno economico ai bambini disagiati, e alle loro famiglie, nella zona di Buenos Aires. Per la sua correttezza e lealtà sportiva, per le vittorie conseguite e per l’impegno nel sociale, è stato insignito di diversi riconoscimenti. Fra i tanti, l’Ambrogino d’oro nel 2005, il Premio Scirea nel 2010 e il Premio Facchetti nel 2012.

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