Vai al contenuto

Esistono partite, nel calcio, che più di altre restano impresse nella memoria dei tifosi, perché più importanti e dense di significati. Partite in cui la vittoria è da conseguire anche sacrificando gli altri obiettivi stagionali.

Una di queste gare è il derby, ovvero la partita tra due squadre della stessa città. Ottenere la supremazia cittadina, in alcune realtà, diventa per i tifosi irrinunciabile motivo di orgoglio. Una di queste realtà è senza dubbio quella di Roma, dove la rivalità tra giallorossi e biancocelesti è diventata da anni un tema dominante del calcio italiano.

Il derby capitolino, infatti, va in scena da quasi novant’anni (il primo scontro avvenne infatti l’8 dicembre 1929, con la vittoria per 0-1 della Roma in una partita già carica di tensioni) e si è ripetuto in 152 occasioni in Serie A, con 55 vittorie della Roma, 39 della Lazio e 58 pareggi.

La magnifica storia del Derby Capitolino è destinata a continuare già da questa domenica, con la gara fra Lazio e Roma in programma il primo settembre. In attesa dello scontro tra i ragazzi di Simone Inzaghi e quelli di Paulo Fonseca, voltiamoci indietro a vedere come si è arrivati a questo punto.

Le origini

Come già menzionato in precedenza, il primo Derby della Capitale in assoluto si disputa nel dicembre 1929 in casa della Lazio, che all’epoca giocava allo stadio della Rondinella (un impianto oggi non più esistente). Vince la Roma per 0-1 con un gol di Rodolfo Volk.

In questa partita vi sono tensioni e screzi tra i tifosi, dal momento che negli anni precedenti la Lazio ha sempre rifiutato di confluire in un’unica società Romana, cosa che la Roma stava tentando di fare tramite le fusioni già avvenute con le squadre di Alba, Roman e Fortitudo.

E’ esattamente da questo momento che il tifoso romanista si identifica nella parte più popolare del ceto romano; i sostenitori biancocelesti, invece, fin da allora si identificano maggiormente nel ceto borghese, definito dai romanisti (anche grazie alla vicenda della mancata fusione) come “snobistico” ed “estraneo alla tradizione romana”.

Quando il campionato di Serie A si ferma per la Seconda Guerra Mondiale, il computo dei derby è di 15 a 5 in favore della Roma; Roma che peraltro vince lo scudetto nella stagione 1941/42.

E’ la Roma di Amadeo Amadei e Miguel Angel Pantò.

I derby di Chinaglia

Se negli anni Cinquanta e Sessanta vi è un sostanziale equilibrio tra le due compagini, con molti pareggi e poco spettacolo, nel 1969 fa il suo esordio tra le fila biancocelesti Giorgio Chinaglia, colui che è destinato a diventare un’icona della lazialità. Tra il 1971 e il 1975 segna ben cinque gol nella stracittadina e fornisce il suo contributo per il primo tricolore biancoceleste, che arriva nella stagione 1973/74.

In particolare passa alla storia il gol siglato nella sfida del 14 marzo 1971, quando segna ed esulta in maniera scomposta puntando il dito contro la curva dei tifosi romanisti. Oltre a “Long John”, i tifosi biancocelesti ricordano di quegli anni gli exploit di Wilson (peraltro recordman di presenze in biancoazzurro nei derby, con 22 partite all’attivo) e di un giovane D’Amico; quelli giallorossi sognano con Prati, Capello e Zigoni.

Gli anni Ottanta e l’ottavo Re di Roma

Con l’arrivo degli anni Ottanta, la Roma inizia ad essere considerate formazioni al pari di Juventus, Inter e Milan.

Nel 1980 acquisisce l’uomo che le farà fare il salto di qualità definitivo in Serie A: parliamo ovviamente di Paulo Roberto Falcao, uno dei più grandi brasiliani di sempre, che prende una squadra ancora chiamata Rometta e la porta a diventare una big in Italia e in Europa, grazie anche all’apporto di giocatori entrati nel mito romanista come Conti, Pruzzo e Di Bartolomei.

Il derby di capitolino, in quel periodo, era un po’ meno sentito, dal momento che la Lazio faticava a restare stabilmente in Serie A, e la differenza tecnica tra le due squadre era evidente a favore dei giallorossi. La situazione si appiana leggermente verso la fine degli anni 80′ con derby sempre più combattuti, che vedono anche nel 1988 tornare alla vittoria la Lazio dopo svariati anni, in una gara decisa da un giovanissimo Paolo Di Canio.

Anni 2000: quando il derby valeva uno scudetto

Ritornata in serie A in pianta stabile, a cavallo tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90 la Lazio comincia una ricostruzione che la porterà, esattamente come la Roma, a lottare stabilmente per il campionato.

Dal 1990 al 2004 si disputano 32 derby (28 di Campionato e 4 di Coppa Italia) che palesano un equilibrio sempre più marcato: sono 9 i sorrisi giallorossi e 8 quelli laziali, con 15 pareggi.

Ma senza dubbio sono i derby delle stagioni 1999-2000 e 2000-2001 quelli che i tifosi di ambo le fazioni ricordano più volentieri: il 21 novembre 1999, nella stagione che vedrà la Lazio scudettata, la Roma riesce ad imporsi per 4-1 con le doppiette di Delvecchio (che in questi anni è un super “uomo derby”) e Montella. Al ritorno, la Lazio conquista i tre punti grazie ad una magica punizione di Veron.

Nella stagione successiva, che vedrà la Roma vincere il titolo, vede il primo derby, giocato in casa biancoceleste, appannaggio della Roma grazie ad un clamoroso autogol di Paolo Negro; al ritorno un tiratissimo derby vede come risultato finale un 2-2 molto spettacolare, con Castroman che a tempo abbondantemente scaduto riequilibra i gol di Batistuta e Delvecchio, dopo il 2-1 di Nedved.

Il derby, oggi

Dopo i fasti degli anni duemila, ambo le squadre sono un pizzico appannate in termini di successi, ma il derby resta la partita dell’anno.

Memorabile la stracittadina del 2013 in occasione della finale di Coppa Italia: il gol di Lulic al 71’ viene ancora oggi celebrato dai tifosi laziali con grande entusiasmo. Così come memorabili sono le presenze e i gol di Paolo Di Canio, uno che della Lazio ha fatto una vera e propria fede. Tornato all’ovile dopo un lungo peregrinare nei campi di mezza Europa, il condottiero biancoceleste si è reso protagonista di stracittadine memorabili nei primi anni di presidenza Lotito, e non senza polemiche per qualche esultanza un po’ sopra le righe.

Non possiamo non menzionare però quello che è uno dei recordman sia del derby di Roma che del campionato italiano: parliamo ovviamente di Francesco Totti, che con 11 reti messe a segno è il top scorer di tutti i tempi. Sempre il “pupone” è in possesso del record di presenze nella stracittadina: ben 44, suddivise in 37 di campionato e 7 di Coppa Italia.

Il derby di domenica sarà il primo senza Daniele De Rossi, partito verso l’avventura argentina in maglia Boca, e la romanità sarà affidata a Florenzi e Pellegrini presenti sulla sponda giallorossa.

Dopo il netto 3-0 degli uomini di Simone Inzaghi nell’ultima stracittadina, per la Roma è obbligatoria una prestazione di orgoglio e sostanza, al cospetto di una Lazio che sembra partire coi favori del pronostico. Ma si sa, il derby è sempre una partita a parte, 90 minuti che non possono rientrare in nessun tipo di pronostico. Troppa tensione, troppe variabili emozionali, in una partita che spesso per i tifosi vale una stagione intera.