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Il nuovo millennio si intreccia con il Real Madrid dei Galacticos.

Una storia che nasce proprio all’alba del nuovo secolo, mentre i “Blancos” mettono in bacheca l’ottava Coppa dei Campioni della loro storia dopo aver battuto il Valencia 3-0 e a distanza di due anni dal trionfo per 1-0 sulla Juventus.

Nell’estate del 2000 sale alla presidenza del Real Madrid, tal Florentino Perez. Uomo di tanti schei e molte idee, con l’impeto di voler dire la sua anche a livello tattico. Insomma una sorta di clone Berlusconiano all’ombra della Casa Blanca.

Al momento della sua elezione promette tre cose: fuoriclasse, spettacolo e vittorie. Le prime due si manifesteranno nei sei anni della sua prima esperienza come numero 1 del Real Madrid. I successi ci sono, 7 in tutto, ma ben al di sotto delle attese e soprattutto di quanto spenderà in quegli anni la società madrilena.

Ma per tutti, quell’epoca lì, fu l’epoca del Real Madrid dei “Galacticos“. Per nomi, storie e blasoni che faranno girare la testa a mezzo mondo.

Luis Figo, il primo colpo

L’era di Florentino Perez alla guida del Real Madrid si apre nell’estate del 2000 e il primo acquisto è di quelli che fanno venire giù tutta la Spagna. Luis Figo, stella portoghese del Barcellona, passa ai “Blancos”.

Un affronto imperdonabile per i catalani e un vanto per quelli della capitale. Il lusitano va ad aggiungersi ad una schiera di campioni che annovera fra gli altri Roberto Carlos, Raul, Casillas, Michel Salgado, Makelelè, Guti, Morientes e molti altri ancora.

Primo posto nella Liga con 17 punti di vantaggio sul Barcellona e subito “trofeo” pesante all’esordio. Nel 2001 arriva il colpo dei colpi, vale a dire Zinedine Zidane.

Il francese arriva dalla Juventus per la maxi cifra di 150 miliardi di vecchie lire. Un acquisto ripagato in tutti sensi: per la forza del giocatore, per l’effetto Zidane da parte degli sponsor e per l’espansione del brand Real in Asia, il vero obiettivo di Florentino Perez.
E Zidane risponde presente trascinando la compagine Madrilena alla sua nona Coppa dei Campioni, con lo spettacolare gol del 2-1 con cui il Real Madrid batte il Bayer Leverkusen.

Il fenomeno e lo Spice Boy

Nell’estate del 2002 con il titolo continentale in tasca Florentino Perez ha ancora fame di campioni. Così, all’indomani del Mondiale Nippo-Coreano preleva dall’Inter Luis Nazario da Lima detto Ronaldo.

Il fenomeno è stato l’uomo in più del Brasile per la conquista del 5° mondiale e dopo i mille infortuni sembra tornato sui livelli di 5 anni prima. A Milano la delusione per il 5 maggio e il conseguente scudetto sfuggito di mano all’Inter crea malumori e spaccature. Cuper vs Ronaldo è il duello più serrato e alla fine Moratti decide: via il fenomeno e ancora in sella il tecnico argentino.

Ronaldo sbarca a Madrid in un teatro di campioni. Forse troppi dice qualcuno ma vederlo giocare, quel Real, è una bellezza per gli occhi. Arriverà il Mondiale per Club assieme alla Super Coppa, ma il vero obiettivo è la Liga vinta in carrozza dai Blancos.

In Europa il sogno si infrange in semifinale contro la Juventus e con il Milan che si riavvicina nella speciale classifica dei trofei vinti, serve allungare le distanze dai rossoneri.

Nell’estate del 2003 parte l’assalto alla “decima” Coppa dei Campioni e l’innesto è di quelli speciali.

Dal Manchester United arriva David Beckham, ormai ai ferri conti con Sir Alex Ferguson. Galeotto fu lo scarpino lanciato sei mesi prima dal tecnico scozzese, durante uno dei suoi celebri discorsi “Phon” alla squadra. Un calcio ad una scarpa nel mezzo dello spogliatoio e quest’ultima finisce la sua corsa sul volto di David. Taglio, sangue, punti e un ferita fra i due che non si rimarginerà più.

Ma nonostante l’arrivo dello Spice Boy, la parabola del Real Madrid dei Galacticos inizia una discesa senza fine. Non bastano i miliardi, non bastano gli sponsor, non bastano i nomi. In campo il Real Madrid è un concerto di solisti, ma di musica corale non se ne sente e se ne vede davvero poca.

La Supercoppa vinta ad agosto è l’ultimo trofeo della prima gestione di Florentino Perez. Quella squadra imbottita di fenomeni, non vincerà più nulla nei tre anni seguenti.

L’errore con Makelelè

Proprio nell’estate del 2003, il Real Madrid compie un errore madornale. Sulla linea dei mediani può contare su due giocatori di assoluto spessore come Cambiasso e soprattutto Makelelè.

Il francese è una sorta di diga instancabile davanti alla difesa e recupera una miriade di palloni, che poi verranno giostrati dai vari Zidane, Raul, Ronaldo, Figo e cosi via.

È il Gattuso dei Blancos: mentre gli altri cantano, Rino al Milan porta la croce in mezzo a tanta fantasia. La stessa cosa fa il mediano del Real. Solo che alla pari di Gennaro da Schiavonea, ha piedi rozzi che stridono con quelli dei compagni.

Ma in mezzo a tanti campioni serve anche chi fa lavoro oscuro. Non per Florentino Perez che non digerisce affatto la tecnica del francese e alla prima occasione lo vende al Chelsea. La “colpa” è quella di aver chiesto un aumento dell’ingaggio. Un affronto secondo l’allora presidente dei blancos che lo spedisce via. E avrà di che pentirsi, visto che il mediano diventa una delle colonne del Chelsea di Mourinho e il Real annaspa sempre di più. Lo stesso errore sarà commesso 12 mesi dopo con la cessione a parametro zero di Cambiasso.

Il Real diventa scoperto sulla linea mediana e non bastano i sacrifici di Guti e Beckham. Non sono mediani di rottura, non sono giocatori che possono sacrificare la qualità per la quantità. E la truppa madrilena paga dazio, stagione dopo stagione.

Tutto questo per portare in casa Real nel 2005 uno come Thomas Gravesen. Mediano di rottura con un buona tecnica, ma non certo da indossare la camiseta blanca, soprattutto alla luce delle due precedenti cessioni a centrocampo. Troppo irruento ed instabile mentalmente il danese abbandona il Real dopo un solo anno.

E la stagione 2005-06 combacia anche con l’ultima stagione di Florentino Perez alla guida della società. A poco servono anche gli innesti di Robinho e Owen.

La squadra è troppo sbilanciata, non trova il giusto equilibrio in mezzo al campo e soprattutto iniziano ad esserci troppi galli nel pollaio, molti dei quali a fine carriera: Ronaldo ormai in sovrappeso, Zidane all’ultimo giro di Valzer, oltre ad un Raul eterno capitano ma oscurato dalle presenze ingombranti delle altre stelle.

Il fallimento sportivo nella stagione 2005-06 si completa con le dimissioni di Perez e il Real apre un periodo di transizione, verso quella che sarà la seconda era di Florentino alla guida del Real Madrid. Quella che porterà allo sbarco dei vari CR7, Kaka e altri ancora.

Verso le quattro coppe dei campioni in 5 anni.